A colloquio con Stefano Armakolas
di Riccardo Di Carmine e Marco Guercini
È ancora viva l’eco della visita in Italia del presidente iraniano Rouhani e della conseguente “censura” operata nei riguardi di alcune statue dei Musei Capitolini, con copertura delle opere giudicate “immorali”. Uno scandalo che ha sollevato in noi diversi quesiti, al riguardo dei quali abbiamo voluto conoscere l’opinione del professor Stefano Armakolas
Sicuramente anche lei, come noi, è rimasto scosso da quanto è accaduto durante la visita a Roma del presidente Rouhani. Crede che la scelta di coprire le statue sia stata moralmente corretta?
Il fatto non mi ha sorpreso. Nell’ “era della stupidità di massa” com’è stato definito il periodo storico in cui viviamo, dobbiamo aspettarci di tutto! Ciò che è accaduto conferma semplicemente l’esattezza della definizione.
È da decenni che vengono censurati aspetti essenziali della nostra civiltà, come per esempio la libera espressione delle nostre opinioni e delle nostre tradizioni. Una millenaria tradizione di civiltà viene sacrificata sui contraltari del Pluralismo (che si rivela sempre di più come mostro incontrollabile), attraverso la prassi del “politicamente corretto”.
Prima o poi, sarebbe toccato alle opere d’arte. Abbiamo assistito ad un fatto sconcertante. La censura dell’arte classica! Se mi è lecito il paragone non vedo differenza, se non di grado, tra la distruzione delle opere d’arte praticata dal Califfato Islamico e l’oscuramento della “Venere Pudica”, praticata dal nostro governo. La sostanza è la stessa: l’opera d’arte è considerata pericolosa (se no perché la si nasconde?), quindi va eliminata, per il momento solo celata.
È stata oscurata una realtà-verità che è fondamentale per la nostra civiltà, ossia, la concezione della vita come libertà espressa nella forma bella. È stata cancellata, con un gesto, una civiltà di millenni!
Come farà la bellezza a salvare il mondo, come vaneggia il primo ministro nei suoi exploit di dotte citazioni, se viene impacchettata e nascosta
Secondo lei, perché hanno coperto le statue? Qual è la motivazione di un simile gesto?
Le motivazioni le saprà, almeno spero, il ministro della cultura. Noi possiamo formulare delle ipotesi, tentare delle interpretazioni. I fattori che possono determinare azioni di questo tipo sono in genere tre: la dissennatezza, la codardia o il tornaconto. Il gesto è stato spacciato come carineria, come delicatezza comportamentale nei confronti di un ospite illustre.
Cosa dire? Il poeta ci ricorda che i gesti di delicatezza, a volte, portano alla rovina, “par delicatesse j’ai perdu ma vie” (Arthur Rimbaud).
Io credo che sia stato, piuttosto, il risultato di una trattativa, supportata da opportunismi politici. Gli incontri ad alto livello sono regolati da rigidi protocolli; se si apportano delle modifiche, -e in questo caso eclatanti-, è per spenderle nell’arena politica interna dei rispettivi paesi. I nostri hanno portato a casa importanti accordi economici, gli altri offrono al consumo interno l’immagine di un paese sottomesso culturalmente, disposto a rinunciare per un “piatto di lenticchie”, ai suoi valori più importanti, ossia, alla libertà e alla bellezza.
Qui si ripresenta l’antico conflitto tra arte e politica, risolto, almeno così credevamo, da Aristotele. Ora, pare, che siamo ritornati ab origine. Roba da matti! Abbiamo certo un precedente. La censura, da parte di un Papa controriformista, degli “ignudi” della Sistina. Il gesto, biasimato dai contemporanei, è valso l’epiteto di “braghettone” a Daniele da Volterra, incaricato a mettere i perizomi agli ignudi. Il recente restauro ha restituito all’opera di Michelangiolo, i glutei e le altre bellezze! Lo stesso è accaduto agli affreschi del Masaccio, nella Cappella Brancacci, dove ai nostri progenitori, Adamo ed Eva, è stata restituita la “originale” nudità! Abbiamo, giustamente, celebrato gli eventi come rivincita della libertà espressiva dell’arte, abbiamo additato ad idee oscurantiste, medievali, la causa di tali scellerate censure. Il nostro ministro apprendista “braghettone” non ha avuto neanche il coraggio di assumersi le proprie responsabilità per aver messo il perizoma a “Venere pudica”. Meno male che l’illustre ospite non ha espresso il desiderio di visitare gli “Uffizi”.
Avremmo visto, allora, orde di “braghettoni”, sguinzagliati per il museo a mettere, trafelati, le mutande agli ignudi, cominciando dalle severe Madonne medievali (oscurantiste?) che esibiscono con fierezza teologale la nudità del Divino Bambino. O tempora! Quale ilarità multietnica avremo sparso per il mondo.
Lei che interpretazione dà a questi fatti?
Posso tentare una lettura, per così dire, simbolica. La storia, come incarnazione nello spazio-tempo, di idee metafisiche, non cambia sostanzialmente. Oggi, siamo coinvolti in un conflitto analogo a quello affrontato da due antiche civiltà: la civiltà dei persiani, che incarnava l’ideale di una società monolitica e compatta, il satrapismo teocratico dove l’individuo contava poco o nulla, e quella dei greci che privilegiava la libertà dell’individuo nella polis, a scapito della compattezza, per così dire, nazionale. Al Grande Re persiano non interessavano, certo, i sassi della penisola ellenica, non sopportava, piuttosto, che questo piccolo popolo pretendesse di valutare criticamente il suo sapere e scegliesse liberamente i propri valori, intuiva il pericolo per il suo potere e voleva sottometterlo. Allora, gli è andata male. Nello scontro, a Maratona prima, a Salamina dopo, ha avuto il meglio lo spirito di libertà che ha fecondato, poi, quella straordinaria civiltà di cui ancora ne godiamo i benefici.
Non è esagerato “leggere” nell’incontro attuale la riproposta dell’antico conflitto: il despotismo teocratico da una parte e lo spirito che dovrebbe essere libero dall’altra. Nella scelta tra gli affari economici e la libertà di esprimersi i nostri rappresentanti hanno optato per gli affari, non sappiamo se per superficialità, consapevolezza o opportunismo hanno rinunciato alla libertà, considerandola probabilmente come “vuoto a perdere” visto che non ha prezzo sul mercato. I nostri governanti, a causa dell’offuscamento della mente dalla febbre del successo, svendono lo “scrigno” della nostra civiltà, tesori di democrazia e di libertà, pagate dalle generazioni che ci hanno preceduto ad alto prezzo di sangue. E le plebi, -eterne vittime degli scaltri-, narcotizzate dalle idiozie televisive, non se ne accorgono della trappola che ci ha teso la storia. Tutto questo, è presagio funesto di un nuovo tipo antropologico, l’“homo europeus”, – poco sapiens-, rinunciatario della sua libertà.
Le due delegazioni governative hanno cercato di minimizzare i fatti, accusando i giornalisti di aver ricamato eccessivamente su di essi. Lei che ne pensa?
Contra factum non est argumentum. Un fatto è documentato con le immagini e con le parole. Le parole possono essere ambigue, ma le immagini, a meno che non siano manipolate, evidenziano la realtà. “Venere Pudica” è stata censurata, e questo è un fatto. Le hanno messo le mutande e per giunta “made in United Kingdom”.
La negazione della realtà dei fatti è costume politico supportato da un pensiero pseudo-filosofico a dir poco surrealista che nega persino i principi della formulazione “logica” degli enunciati. Stravolgono il fatto con travestimenti nominalistici che consentono la sua utilizzazione per il loro tornaconto (il falso per esempio diventa diversamente vero). Facciamo un esempio: per i filosofi antichi, due termini contradditori si autoescludono, si autoeliminano, non esiste tra essi un termine intermedio: tertium non datum.
Per i meta-filosofi (ovvero filosofi a metà) e i meta-politici il tertium si dà, ed è il “politicamente corretto”, ossia un falso eclatante ma utile. Una vera e propria mistificazione. Un fallo!
Il Professor Sgarbi attribuisce all’ignoranza dei nostri politici un simile atteggiamento, è vero?
Non lo so. La maggioranza dei nostri politici non sono ignoranti; l’abbondanza di “citazioni dotte” che ornano i loro discorsi evidenzia letture costanti e proficue, se non di altro, sicuramente dei pensierini dei baci perugina. Credo, piuttosto, che la causa di siffatti misfatti va cercata nella deriva culturale e spirituale che affligge il senescente continente; un’Unione Europea demente che cerca disperatamente di autofondarsi sul nulla, misconoscendo e deridendo i suoi valori e le sue radici profonde rischia di naufragare! Quando si cerca di fondare l’esistenza sui sogni è molto probabile svegliarsi in un incubo.
Il Primo Ministro ha dichiarato che era totalmente all’oscuro della decisione di coprire le statue. E’ possibile?
È una scusa ridicola. Non è stata censurata solo “Afrodite”, la dea della bellezza e dell’Eros, suo accompagnatore; sembra che pure “Dioniso”, il dio del vino è stato ostracizzato dalla mensa ufficiale, non credo che il primo ministro non si sia accorto, a meno che non ci sia stato uno sciopero dei “sommelier”. Il vino è considerato giustamente una delle glorie nel made in Italy, celebrato recentemente anche nell’Expo. Vergognarsi della preziosa bevanda non è offendere solo Bacco, ma anche i milioni di operatori che si occupano nel settore vinicolo. Una volta ostracizzati Venere e Bacco dai summit ufficiali non rimane ai “Grandi” che ritrovarsi in… Olanda!!!