Una strage orribile e immotivata, che rivive in un drammatico monologo di Elisabetta Salvatori, con le musiche di Matteo Ceramelli
di Silvia Orani
Il giorno 20 aprile alle ore 11 il nostro Istituto ha avuto l’opportunità di ospitare in Aula Magna l’attrice Elisabetta Salvatori, affiancata da Matteo Ceramelli in qualità di violoncellista. Hanno portato in scena Scalpiccii sotto i platani, una rappresentazione teatrale sotto forma di monologo, riguardante l’eccidio nazista di Sant’Anna di Stazzema del 12 agosto 1944.
Sant’Anna di Stazzema era stata definita dal comando tedesco come “zona bianca”, ossia una località adatta ad accogliere i rifugiati. Quell’estate, il paesino accoglieva più di mille individui. La mattina del 12 agosto, tre reparti di SS decisero di agire in rappresaglie contro i rifugiati, pur non essendoci state operazioni militari da parte dei partigiani, che anzi in quei giorni avevano abbandonato la zona. In poco più di tre ore, più di 560 civili tra donne, bambini e anziani vennero massacrati.
Elisabetta Salvatori ha basato il suo racconto sulle testimonianze dei superstiti e ha provato a dare voce a tutte quelle vittime che voce più non hanno.
La messa in scena evidenzia lo stato d’animo degli abitanti di Sant’Anna, raccontando gli ultimi giorni prima dell’eccidio e quello del massacro.
Si parte dalla nascita di Anna, figlia di una delle tante donne protagoniste della storia, chiamata così in onore della Santa protettrice del paese; il racconto prosegue poi descrivendo la festa di paese e soprattutto la notte delle stelle cadenti, nella quale risuona lo scalpiccio dei piedi dei bambini in girotondo sotto i platani del paese (da cui prende nome la rappresentazione), così descritto dall’attrice :
“Quelle vocette, quei piedini, quegli scalpiccii sotto i platani erano una speranza per tutti. La fiducia, che almeno in loro la guerra non aveva ancora portato via, andava difesa da tutti. Nella piazzetta sotto alla chiesa i bimbi continuavano a fare il girotondo, quella notte… Quell’ultima volta, il paese di Sant’Anna ebbe le sue voci. E poi il cielo stellato d’agosto si addormentò su tutto”.
Infine la rappresentazione termina con la strage descritta attraverso gli occhi dei bambini superstiti e degli uomini del paese, che per paura di essere deportati si erano nascosti nei boschi limitrofi.
“Sant’Anna era un rogo, era colonne nere di fumo che si vedevano da tutta la Versilia, era una puzza insopportabile, nauseante di carne bruciata… E dopo poche ore le grida degli uomini disperati, quelli che erano andati a nascondersi e che ora tornavano e chiamavano le mogli, le madri, i figli e non c’era più nessuno a rispondere… Silenzio… solo silenzio”.
La messa in scena è accompagnata dal suono del violino, il cui ritmo varia a seconda delle scene e degli stati d’animo.
Come dice Elisabetta “certa musica fa più delle parole, ti arriva dentro, ti fa piegare le ginocchia … Fa piangere, certa musica…”
La giustizia non è mossa dalla fretta (Umberto Eco)
Nel 2005 il Tribunale Militare di la Spezia ha pronunciato la sentenza (poi confermata dalla Cassazione nel 2007) con la condanna all’ergastolo per dieci imputati, tutti ufficiali e sottufficiali del II battaglione del 35° Reggimento.