Oggi è un gran giorno: ci troviamo qui alla base spaziale di Cape Canaveral per intervistare i primi viaggiatori verso la Luna, esattamente 49 anni dopo la missione dell’Apollo 11
di Giulio Scorletti
Oggi 20 luglio 2018 siamo al Kennedy Space Center di Cape Canaveral, dove – esattamente 49 anni dopo la partenza del primo viaggio sulla Luna (Apollo 11) – avverrà il primo volo turistico sul nostro satellite.
Coloro che effettueranno questo viaggio sono persone molto preparate dal punto di vista fisico e mentale: devono avere un cuore sano, nessun disturbo alla circolazione e al sistema respiratorio, nessuna propensione alla nausea e al vomito. Insomma, questo tipo di esperienza non è proprio da tutti, dato che i passeggeri dovranno percorrere, in una settimana, ben 682.000 chilometri nello spazio… Inoltre tra i turisti non saliranno persone comuni o quanto meno ignoranti dell’ingegneria e della fisica.
Questa missione privata apre una nuova frontiera nel turismo spaziale e riaccende l’attenzione sulla Nasa, l’ente spaziale americano. Ma oggi, trovandoci qui a Houston, approfittiamone per intervistare coloro che effettueranno questo viaggio.
Siamo qui con il primo dei due turisti e immediatamente gli chiediamo come mai voglia intraprendere questa missione.
Lui molto sinceramente mi risponde: ”è da quando sono piccolo che sogno di andare almeno sulla Luna e appena ho saputo di questa notizia mi sono subito interessato e ora sono a dir poco emozionato”.
Gli chiediamo infine quanto sono stati duri gli allenamenti per la preparazione alla missione: “come ben sapete, per affrontare un viaggio del genere bisogna essere molto preparati e infatti gli allenamenti sono stati molto duri e intensi, però pensando al fatto che sarei andato nello spazio, la fatica passava e facevo tutto questo con piacere e divertimento.”
Ringraziando il primo turista per la sua disponibilità, ci avviamo verso l’altro viaggiatore che – essendo una donna – sarebbe più consono definire ‘viaggiatrice’.
Con molta curiosità le chiediamo cosa l’abbia spinta a fare un viaggio del genere e lei prontamente afferma: ”anche io, come il mio collega, amo lo spazio sin da quando sono bambina, ma vorrei anche entrare nella storia dei viaggi spaziali diventando la nona donna che varcherà i confini extraterrestri”
Augurandole una buona fortuna al di fuori della Terra, la salutiamo e la ringraziamo. Da Houston è tutto e, come dice la poetessa Muriel Rukeyser nel suo poema Speed of Darkness, ”l’universo è fatto di storie e non di atomi”… sperando che questo viaggio diventi una bella storia da raccontare ai nostri nipoti