Questa è la domanda che si rivolgono tutti i liceali: cerchiamo di tracciare un bilancio di questa esperienza attraverso i vari pareri raccolti in rete
di Giulia Bompan, Francesco Mastrodascio e Andrea Polito
L’articolo 4 del decreto “La buona scuola” prevede che dall’anno scolastico 2015/2016 vengano attuati, a partire dal terzo anno, percorsi di alternanza scuola-lavoro sia negli istituti tecnici e professionali che nei licei. Nell’alternanza, che può essere svolta anche nei periodi di sospensione dell’attività didattica, rientrano anche progetti che riguardano l’impresa formativa simulata.
A tale proposito abbiamo raccolto in internet alcune considerazioni dei vari soggetti coinvolti in questo progetto
Sono già passati due anni dall’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro anche nei licei. Quali problematiche e vantaggi ha portato?
Per i licei sorgono grandi difficoltà: infatti le aziende non sempre sono disposte ad accogliere ragazzi che ancora non sanno cosa diventare da adulti, che hanno solo le conoscenze di base come un liceo insegna. Sicuramente in un’azienda non andranno mai a far funzionare un tornio, come invece succederà per gli alunni degli istituti tecnici.
Inoltre le aziende devono organizzare corsi di sicurezza già svolti in parte dalla scuola e procurare le cosiddette “protezioni individuali”, devono mettere a disposizione una persona che seguirà un gruppo di ragazzi e che non svolgerà più la sua mansione per un certo periodo di tempo e che quindi dovrà essere rimpiazzata.Alla fine dello stage i ragazzi avranno un libretto: “il libretto del tirocinante”, che presenteranno in quinta all’esame di stato.
È realistico tutto ciò?
A giudicare da quanto riportato dalla stampa sembra proprio di no. Molti docenti e (soprattutto) molti studenti sembrano non essere soddisfatti. Tra i motivi principali di insoddisfazione per i ragazzi vi sarebbero il luogo di svolgimento dell’alternanza, la poca attinenza al percorso di studi e l’assenza di un tutor. Insomma, l’esperienza pare essere per molti poco utile.
Anche presidi e insegnanti non sembrano essere convinti: è richiesta un’organizzazione difficile, lunga e faticosa, a volte senza riuscire ad ottenere i risultati sperati.
Non meno importanti sono le proteste contro un possibile “sfruttamento” di forza-lavoro gratuita: in alcuni contesti pare, infatti, che le aziende impieghino in maniera impropria gli studenti, o fornendo esperienze di bassa qualità o addirittura attribuendo loro mansioni non coerenti con il progetto formativo. Nonostante le buone intenzioni insomma, pare che l’alternanza scuola-lavoro sia ancora considerata un incubo, un fardello spesso totalmente inutile o addirittura dannoso.
Come può migliorare la situazione?
L’alternanza scuola-lavoro, più che una “simulazione” di un lavoro da propinare agli studenti, potrebbe diventare un’utile opportunità per aprire nuovi orizzonti ai ragazzi… e non solo.
Da un lato, grazie al confronto con enti esterni, gli studenti possono iniziare a pensare in maniera più concreta al mondo che li circonda e alle realtà lavorative che vi si inseriscono ed iniziare un vero orientamento basato sulle proprie capacità e predisposizioni, che li porterà verso il mondo del lavoro o dell’Università in maniera più consapevole.
Dall’altro, gli stessi enti che forniscono il servizio hanno la possibilità di interfacciarsi non solo con i giovani studenti, ma anche con altri enti presenti sul territorio, potendo così cogliere l’occasione per creare un progetto che metta in rete più realtà differenti tra loro: scuole, associazioni, enti pubblici e privati.
In sostanza, la scelta e la pianificazione del progetto risultano fondamentali: esperienze fruttuose potrebbero infatti nascere dalla collaborazione delle scuole con aziende ed enti radicati nel territorio, che valorizzino le peculiarità e le risorse locali e promuovano uno sviluppo sostenibile.
Importante, se non necessaria, diventa dunque la presenza di professionisti qualificati e tutor che dialoghino con gli insegnanti e coinvolgano gli studenti, al fine di ideare percorsi davvero rivolti alle esigenze dei ragazzi, ultimi e più importanti fruitori di questa nuova iniziativa