Pesci o coccodrilli? Gli ittiosauri erano un gruppo di rettili marini vissuti dal Triassico al Cretaceo, dotati di un muso aguzzo e di zampe simili a pagaie
di Valerio Carioli
L’ittiosauro fu il primo tra i rettili marini del Mesozoico ad essere scoperto. Il ritrovamento fu un bellissimo scheletro trovato da Mary Anning, sulle scogliere di Lyme Regis (Inghilterra), nel 1810. La maggior parte degli studiosi ritenne che questi resti erano appartenuti a un coccodrillo, visto che in un primo momento fu rinvenuto il solo cranio. Solo in un secondo tempo, quando tutto lo scheletro venne alla luce, l’animale venne studiato nei particolari e gli venne attribuito il nome di Ichthyosaurus (“lucertola-pesce”), non senza alcune dispute paleontologiche
Da quel momento in poi, moltissimi ritrovamenti di ittiosauri in varie parti del mondo finirono sotto il nome di Ichthyosaurus, trasformando questo taxon in un vero e proprio “cestino dei rifiuti”. Solo dopo accurate analisi compiute verso la fine del XX secolo, le specie comunemente accettate appartenenti al genere sono state ridotte a tre: Communis (la specie tipo), Breviceps , Conybeari
Il loro nome deriva dall’aspetto pisciforme (dal greco hictis). La forma potrebbe ricordare quella degli odierni cetacei, in particolare i delfini, ma si tratta comunque di Rettili, appartenenti alla sottoclasse dei parapsidi. Gli ittiosauri, però, avevano due paia di pinne pari (i delfini hanno soltanto quelle anteriori) e la coda era disposta verticalmente, mentre nei delfini essa è orizzontale. La coda era, almeno nelle forme più derivate, simmetrica e falciforme, sostenuta nel lobo inferiore dalla parte terminale della colonna vertebrale, piegata verso il basso, mentre il lobo superiore non aveva sostegno scheletrico, analogamente alla pinna dorsale
Gli ittiosauri avevano un rostro molto appuntito; la loro bocca era armata di un gran numero di denti e la loro dieta era a base di pesci, molluschi e cefalopodi, caratteri questi che li rende molto simili ai delfini. Ma al contrario dei delfinidi, gli ittiosauri presentavano sia gli arti anteriori sia quelli posteriori, trasformati in pinne. I loro occhi inoltre, erano molto sviluppati ed erano inseriti in orbite che potevano raggiungere notevoli dimensioni (ben 26 cm di diametro in Temnodontosaurus). Ma quello che più affascina in questi rettili è la caratteristica modalità nel partorire: infatti gli ittiosauri erano vivipari, cioè non deponevano uova come tutti gli altri rettili, ma partorivano il piccolo già sviluppato, proprio come i mammiferi
I primi ittiosauri comparvero nel periodo Triassico; dominarono i mari del mondo per 155 milioni di anni, da 245 a 90 milioni di anni fa. I loro antenati non sono ancora stati identificati con certezza. Tra le specie più arcaiche vi è il Mixosaurus del Triassico inferiore, non più lungo di un metro e mezzo, mentre di taglia molto più massiccia era Cimbospondilo , lungo una decina di metri, oppure l’ittiosauro tutto italiano come il Besanosaurus , trovato nel giacimento di Besano nel varesotto, lungo circa sei metri. Questi rettili, come molti altri, scomparvero alla fine del periodo Cretaceo
Un parente arcaico degli ittiosauri era l’Utatsusaurus , rinvenuto in Giappone nel 1982. Precisamente furno rinvenuti due scheletri completi, che richiesero 15 anni di lavoro per essere ripuliti dalle rocce scistose, grazie alla pazienza di Nachio Minoura e colleghi della Hokkaido University. Utatsusaurus era una lucertola con le pinne, ovvero uno degli ittiosauri più antichi. Poi qualche anno dopo venne scoperto Chahousaurus, un’altra lucertolona con le pinne. Utatsusaurus e Chahousaurus sono le due specie di ittiosauri che hanno permesso di stabilire il punto di diramazione nell’albero filogenetico (posizione filetica) dei rettili
Sembra che gli ittiosauri si siano separati dagli altri diapsidi in corrispondenza della separazione tra i lepidosauri (serpenti e lucertole) e gli arcosauri (coccodrilli). Rimane tuttavia da chiarire la complessa trasformazione che coinvolse gli arti dei discendenti degli ittiosauri. Le loro pinne contenevano ossa più larghe che lunghe, ed erano indistinguibili le varie componenti come polso e del palmo. Sembra che le falangi delle dita furono perse nel corso del lungo processo evolutivo e poi riacquistate e divise. Inoltre nel corso della vita le stesse ossa suddivise si univano e si saldavano tra loro, come dimostrato in Stenopteriyus di cui si dispongono resti fossili di esemplari di età diversa