C’è chi dice che le api stiano per estinguersi, ma che – in futuro – la tecnologia (leggi: i droni) possa aiutarci a risolvere il problema… ma sarà vero?
La redazione
Addio api, benvenuti droni. Se da una parte il mondo si interroga su una futura, possibile scomparsa di questi preziosi insetti impollinatori, dall’altra c’è chi sostiene che la tecnologia possa venirci in aiuto con l’ausilio dei droni, pronti a impollinare i fiori e a garantire così la sopravvivenza di questo complesso e prezioso equilibrio naturale…
Ne abbiamo parlato con la professoressa Eleonora Petrucci, geologa ed esperta apicoltrice
Un recente studio dell’Università di Milano ha lanciato il grido d’allarme sulle drammatiche conseguenze dei cambiamenti climatici – prima tra tutte, la siccità – sulle api: davvero da qui a 100 anni il miele potrebbe sparire?
Non vi è dubbio che stiamo attraversando un periodo di significativi mutamenti climatici e questi non possono non influire sulla vita delle api, sia per quanto riguarda la fisiologia del “super organismo” che l’alveare rappresenta, sia per quanto riguarda il mutamento delle condizioni ambientali quali irregolarità delle stagioni, condizioni climatiche estreme (periodi di piogge intense alternati da lunghi periodi di siccità) e i loro effetti sulle fonti di cibo delle api, in particolare il polline
Un esempio può essere considerata la siccitosa estate 2017 che ha messo a dura prova la capacità di resistenza e adattamento delle api di numerosi areale, appunto e soprattutto in relazione alla conseguente carenza di polline: il polline infatti è la principale fonte di proteine per le api stesse…
Tuttavia questi fattori da soli non consentono di poter affermare che questo potrebbe causare l’estinzione delle api: in realtà le api hanno superato durante la loro evoluzione durata milioni di anni cambiamenti climatici ben piu consistenti, dimostrando di avere notevoli capacità di adattamento
Il problema semmai non è causato solamente (o non esclusivamente) dai cambiamenti climatici quanto piuttosto dall’uso di agenti patogeni utilizzati in agricoltura con sempre maggiore frequenza: recentemente la comunità europea ha vietato l’uso di neonicotinoidi, sostanze tossiche per gli invertebrati usate massicciamente in agricoltura: il 75% del miele mondiale contiene tali sostanze
A mio avviso è di fondamentale importanza leggere le etichette di provenienza del miele in quanto in molti paesi le norme severe che si applicano nel nostro non vengono nemmeno prese in considerazione, con il risultato che molti mieli di importazione ma si tratta poi di vero miele? questo è ancora un altro discorso) contengono rilevanti quantità di pesticidi
La scomparsa delle api vorrebbe dire anche la fine dell’impollinazione: siamo agli inizi di quella catastrofe prevista da Einstein quando disse “se le api scomparissero dalla Terra, per l’uomo non resterebbero che 4 anni di vita”?
Per quanto riguarda questa domanda, proprio non ho modo di dare una risposta sensata: chi può saperlo? Troppe sono le variabili in gioco e troppi sono i possibili scenari…
Centinaia di migliaia di apicoltori in tutto il mondo si impegnano affinché questa sia solamente una pessimistica ipotesi: stiamo facendo del nostro meglio, contro malattie, parassiti, predatori vari, cambiamenti climatici… Vinceremo noi, è ovvio
Quale potrebbe essere allora la soluzione? Lei pensa davvero che la tecnologia, con i suoi droni impollinatori, ci salverà la vita?
Droni impollinatori… mah! Mi piace pensare che sia una alternativa “fantascientifica”… il drone poi non produce miele!
No, le nostre fantastiche apette sono insostituibili… La loro azione impollinatrice, responsabile anche della variabilità genetica e quindi della biodiversità delle piante, non credo sia sostituibile…
Il ruolo fondamentale dell’ape in agricoltura deve essere salvaguardato sotto tutti i punti di vista, sia giuridici (leggi regionali sui divieti di trattamenti in fioritura con prodotti dannnosi delle api) sia tecnici, diffondendo indicazioni di non invervenire durante la fioritura per proteggere gli insetti, con incentivazione di metodi eco-sostenibili
Non bisogna dimenticare che, pur esistendo tecniche attuabili di difesa delle coltivazioni a basso impatto ambientale, emerge la difficoltà con cui gli agricoltori le mettono realmente in pratica dal momento che sempre piu aree agricole vengono coltivate in monocoltura, cosa che inibisce la proliferazione della biodiversità stessa. Per esempio la restrizione di uso europea dei neocotinoidi citata in precedenza, in vigore dal 1 dicembre 2013, ha attenuato, ma non eliminato, i gravi problemi creati alle api da queste sostanze. Infatti sono stati segnalati episodi di mortalità delle api dovuti a tali sostanze per usi impropri in agricoltura… un controllo capillare sarebbe auspicabile, ma naturalmente alla base di tutto dovrebbero esserci politiche economiche diverse, in grado ad esempio di sostenere agricoltori in difficoltà e naturalmente punire severamente chi infrange le regole
La mia esperienza di apicoltrice attraversa tutte queste fasi: le api sono soggette a molti attacchi,di diversa natura, occuparsi di loro è un’attività particolare, che consente di avvicinarsi a un universo assolutamente fuori dal comune, che parte dall’organizzazzione degli alveari e le sue gerarchie e arriva ai rituali di comunicazione delle api stesse..
Mi è capitato di assistere, a sera, al rientro delle api bottinatrici , che arrivano a gruppetti, si fermano sul predellino del’arnia, “salutano” ed entrano; mi è capitato di assistere alla “danza” di segnalazione di dove si trovano i fiori… di vederle tutte insieme a raffreddare l’alveare davanti all’entrata del nido in torridi giorni d’estate… mi piace pensare che questo non debba avere mai fine. Sta a tutti noi fare in maniera che non accada