“L’amore, se è vero amore, lascia libertà”, così ha detto Jo Squillo riguardo alla violenza di genere e il femminicidio. Ma durante la conferenza presso la Camera dei Deputati non è stata l’unica a comunicare messaggi così significativi

di Sara Danese 

Giovedì 20 novembre, alla Camera dei Deputati, si è svolta una conferenza in cui si è parlato di temi delicati e toccanti, tutti dedicati alle donne, quali femminicidio e violenza di vari generi in vista della Giornata Internazionale contro la violenza sulle Donne del 25 novembre

Il nostro istituto ha avuto la fortuna di partecipare a questo progetto attraverso una rappresentanza di due classi, che ora sono pronte a diffondere quest’importante messaggio all’intero Da Vinci. Il tema centrale dell’incontro è stato la presentazione di un estratto del docu-film, contenente testimonianze e riflessioni di donne vittime di violenza, intitolato “Donne e Libertà”

Scritto da Francesca Carollo (nella foto, a destra insieme a Giusy Versace e Jo Squillo), giornalista che segue inchieste di cronaca, delitti e stalking, ma soprattutto si occupa di donne vittime di uomini violenti. Questa pellicola gode inoltre della partecipazione di Giusy Versace, parlamentare e campionessa paralimpica, e della regia di Jo Squillo, cantautrice, attrice e conduttrice televisiva che ha lavorato a questo progetto “per dare voce alle donne sopravvissute e sostenere le associazioni di volontariato

Dopo la presentazione multimediale del docu-film, Jo Squillo ce ne ha parlato più approfonditamente ed ha concluso il suo discorso con una frase molto significativa: “donne e libertà: dobbiamo lottare”.

Alla conferenza erano anche presenti diversi ex ministri dell’Istruzione quali Valeria Fedeli e Maria Stella Gelmini. Entrambe si sono pronunciate in modo molto significativo sul tema, comunicando messaggi forti ed importanti quali “le donne non sono una categoria, sono persone” (Valeria Fedeli) o “questa è una battaglia che riguarda il nostro paese e le nostre istituzioni, si parte dalle scuole, dalle famiglie, dalla società. Insieme possiamo fare la differenza, sentiamoci tutti coinvolti”

Oltre agli interventi dei due ex-ministri, ci sono stati anche quelli di molte donne: donne normali, accomunate però da una grande sofferenza. Sofferenza causata dalla violenza, dalla cattiveria, dall’ignoranza, dalla disuguaglianza ma soprattutto dall’assoluta mancanza di rispetto che hanno subito. Ognuna di queste donne ci ha raccontato una storia diversa e molto personale ma tutte,  indistintamente, ci hanno lasciato con un nodo in gola, una forte rabbia e (almeno personalmente) una grande voglia di agire

Hanno parlato di violenza verbale (anche attraverso i social), violenza carnale, violenza psicologica, economica, violenza sui bambini per colpire le madri e molte altre. Si è discusso delle varie componenti della violenza, come ad esempio possessione, ossessione e costrizione, durante le quali “c’è un momento in cui bisogna dire basta

Uno dei messaggi che mi ha colpito di più è stato quello di Pinky: donna vittima della violenza del marito, che ha tentato di ucciderla bruciandola viva davanti ai figli ed è stata poi esclusa dalla sua società per aver deciso di lottare contro il marito.  Dopo aver raccontato la sua storia, ricca di sofferenza, paura e violenza e dopo aver confessato di aver ancora un po’ di paura, Pinky si è fatta forza e ha affermato: “io sono orgogliosa

Ha detto che crede in se stessa e pensa di essere un punto di riferimento per le altre donne, ma soprattutto per sua figlia; afferma infatti: “voglio che mia figlia sia libera e che sposi un uomo che ama!”. Ha poi concluso il suo discorso dicendo: “ad oggi combatto, con me stessa e con la mia società che mi ha esclusa perché ho lottato”.

Dopo aver ascoltato le testimonianze di tante coraggiosissime donne, a fine conferenza, ho avuto l’onore di rivolgere alcune domande a Jo Squillo, regista del docu-film presentato.

Che cosa la spinge ad organizzare tutti questi progetti che riuniscono donne così coraggiose? Che messaggio vuole trasmettere?

Io sono una cantante ed ho iniziato a scrivere le prime canzoni riguardo all’emancipazione femminile e il rispetto per le donne nel 1980. In quel periodo era stata violentata una ragazza e le persone sembravano quasi coprire questa notizia dicendo “se l’è cercata”, e mi sono accorta che purtroppo dagli anni 80 ad oggi poco è cambiato, nonostante l’abolizione del delitto d’onore nel 1981.  Ancora oggi il femminicidio e le violenze sono brutalità che vengono esercitate all’interno delle ‘normali’ relazioni, quelle che crediamo siano rette dall’amore e dalla sana convivenza. Ma in realtà spesso non ci si rende conto che all’interno di esse non c’è rispetto, non c’è libertà. Ed è per questo che ho deciso di intervenire e di usare il sociale per dare voce a tutte quelle donne che ce l’hanno fatta, che sono uscite dalla violenza e che chiedono sostegno

Sostegno di ogni tipo: psicologico, pratico, economico, ecc. Perché non è facile uscirne, e spesso neanche accorgersi di esserne dentro. Quindi ad oggi, semplicemente parlarne fa bene, fa cambiare pian piano questa mentalità nella quale il maschio può permettersi di comandare e sentirsi superiore. Questo processo di cambiamento deve partire già dai bambini, dalle scuole, e l’obiettivo è quello di far allontanare i giovani da tutti quei cliché maschilisti, quei modi di dire e quei modi di fare sbagliati. L’amore, se è vero amore, lascia la libertà”

Che cosa significa secondo lei essere donna oggi e in questa società?

“Significa avere un grande potere: avere il potere del sentimento, dell’attenzione, della comprensione, dell’accoglienza e soprattutto dell’educazione. Noi purtroppo (o per fortuna) abbiamo la responsabilità di educare, e di raccontare. Anche tra amiche, dobbiamo parlare: raccontarci ciò che va bene, ciò che non va bene e dirci quando c’è una situazione di difficoltà nella quale abbiamo bisogno d’aiuto

E anche gli uomini dovrebbero fare questo percorso. Purtroppo spesso a noi donne capita di doverci curare di tutto, da sole. Siamo vittime e dobbiamo anche curarci! E curarci anche di loro… Ma gli uomini ancora non capiscono che anche loro devono fare autocoscienza, prendersi le loro responsabilità e parlare fra loro. Noi dobbiamo fare da madri e porre dei limiti, ma soprattutto non accettare niente da un uomo, da un ragazzo e addirittura da un bambino che sia sbagliato nei confronti delle donne”

Riguardo a questa giornata Radio Radicale ha realizzato un video con l’intera conferenza in cui potrete ascoltare tutti gli interventi riportati nell’articolo