Un incontro con Milena Santerini e Gabriele Nissim, per ricordare i Giusti dell’umanità e capire meglio la dimensione delle loro vite e del loro operato: non supereroi, ma uomini di buona volontà
di Emma Rostellato
La Camera dei Deputati ha accolto gli studenti romani per celebrare la legge che ha istituito la Giornata della Memoria e, in quell’occasione, cinque studenti del nostro liceo hanno potuto incontrare l’on. Milena Santerini, prima firmataria della legge che istituisce la Giornata della Memoria dei Giusti dell’umanità, e lo scrittore Gabriele Nissim, uno dei fondatori dell’associazione Gariwo (Gardens of the Righteous Worldwide), per rivolgere loro alcune domande sul tema. Ecco il testo completo dell’intervista che abbiamo realizzato
Lei è la prima firmataria della legge che istituisce la Giornata della Memoria: qual è, secondo lei, il messaggio e il significato profondo di questa legge?
MS: Fino ad ora la memoria dei Giusti è stata portata avanti da studenti come voi, da scuole, da persone di buona volontà. Noi volevamo che fosse proprio lo Stato a dire che questa data, il 6 marzo, è una data importante, da celebrare d’ora in poi tutti gli anni e in tutte le scuole. Ecco, volevamo che in qualche modo con questa legge fosse il nostro Paese a prendersi la responsabilità della memoria e a rilanciarla ai giovani che vogliono assumersela
Oggi è il coronamento di un grande percorso nato nel 1999: come potrebbe condensare in poche parole questi 20 anni di lotta e impegno?
GN: Sono sempre stato un grande amante della libertà e fin da giovane ho sempre detto che non devo limitarmi ad essere spettatore di quello che accade, ma devo sempre aggiungere qualche cosa in prima persona. Questo percorso è partito da un’ostinazione. Ho scritto alcuni libri, come “L’uomo che fermò Hitler” (che racconta la storia dell’uomo che è stato capace di impedire la deportazione degli ebrei in Ungheria), “Il tribunale del bene” (dove ho raccontato la storia dell’uomo che ha creato il Giardino dei Giusti in Israele), “La bambina contro Stalin” (la storia di una donna russa che si è battuta per tutta la vita per sapere chi erano gli assassini di suo padre, fucilato durante il periodo dello stalinismo), da cui mi sono ispirato per creare insieme a degli amici e a due filosofe – Ulianova Radice e Annamaria Samueli – Gariwo, l’associazione per trovare i Giusti di tutti i genocidi
Quando abbiamo cominciato ci consideravano dei poveri pazzi. Mi ricordo che quando parlavo con alcuni intellettuali di questa idea, qualcuno mi considerava un buonista, dicendo che questa cosa non serviva a niente. Però siamo stati ostinati e abbiamo creato prima il Giardino dei Giusti a Milano, il Giardino di tutto il mondo dal 2003, poi abbiamo cominciato a fare dei convegni internazionali e da lì siamo arrivati a far votare al Parlamento europeo la Giornata europea dei Giusti nel 2012. Anche lì è stata una grande lotta ma, grazie alla nostra ostinazione e tenacia, siamo riusciti ad ottenere la maggioranza del Parlamento europeo
Poi, piano piano, abbiamo cominciato a costruire Giardini dei Giusti in Italia e anche nel mondo arabo: ne abbiamo realizzato uno nel ghetto di Varsavia, molto importante, e siamo stati i primi che hanno costruito un giardino in Tunisia, in Giordania e recentemente anche uno per la pace tra israeliani e palestinesi
L’ultima tappa è stata con Milena Santerini ed Emanuele Fiano, con i quali siamo riusciti a far votare la legge sui Giusti dell’umanità proprio all’ultimo minuto, infatti è una delle ultime leggi dell’ultima legislatura. Devo dire la verità, non sapevo se ci saremmo riusciti perché c’erano tante leggi e molta confusione politica, ma alla fine abbiamo ottenuto il riconoscimento di tutti i gruppi parlamentari della Camera e del Senato
Il suo ultimo libro si intitola “Il bene possibile”: cosa significa nel concreto essere Giusti nel proprio tempo?
GN: Ho sempre pensato al bene possibile e non a un bene impossibile, perché se qualcuno ti chiedesse “vorresti morire per un altro uomo?” oppure “vorresti perdere tutto quello che hai per un altro?” o ancora “vorresti sacrificare il tuo amore per una causa?”, io direi di no. Ognuno di noi però, pur non sacrificandosi e senza rinunciare alla bellezza della propria vita, può fare delle cose. C’è sempre la possibilità di agire
A me piace raccontare storie di persone, di Giusti normali. Vi propongo un esercizio molto divertente: scoprite le storie dei Giusti e poi andate a trovare tutti i loro difetti. Prendiamo per esempio Giorgio Perlasca. Tutti sanno che lui ha salvato delle vite ma, visto che la famiglia non voleva che si sapesse, non si dice che si era innamorato di una ragazza ungherese, pur avendo una moglie a Padova. A me è sembrato molto umano raccontare ciò. Oppure del tedesco che ha salvato gli ebrei in Ungheria: non tutti sanno che solo due o tre anni prima aveva votato per le leggi razziali, definendo addirittura Hitler come il più grande leader della nostra epoca
È importante mostrare anche le persone che cambiano. C’è per esempio un personaggio dei miei libri, un tedesco che aveva scritto una lettera di protesta a Hitler per le leggi razziali e che poi era stato nell’esercito tedesco ai tempi dell’Impero ottomano, dove aveva documentato il genocidio degli armeni, cercando di fare qualche cosa ma sempre pensando prima a salvare la propria pelle. Io racconto sì che, grazie a lui, il mondo conosce i genocidi degli armeni, ma dico anche che lui si è trovato in quella situazione non perché volesse appoggiare la causa degli armeni, ma perché aveva trovato il modo di evitare di combattere in Polonia in prima linea, infatti grazie ad alcune conoscenze della madre fu mandato a fare l’infermiere
A me piace mostrare tutte le debolezze dei Giusti, perché quando si mostra in loro i punti positivi e poi quelli negativi, li si rende umani. Siamo chiamati ad una responsabilità, quella di raccontare queste storie in modo da non mitizzarle, così da farle diventare storie normali. Se si disegnano i Giusti come dei supereroi, cioè personaggi al di sopra del mondo e del tempo, si compie un’operazione disumana, perché non c’è nessun dio sulla terra, ci sono solo uomini