Il film del regista messicano è arte, come la poesia: basta guardarlo per percepire quella velatura che è propria dei poeti o dei pittori
di Lorenzo Cirelli
Su YouTube c’è una bellissima intervista a Pier Paolo Pasolini di Enzo Biagi, si parla dei compromessi che fanno gli intellettuali con la società, anche se in completa contraddizione con le loro idee
Pasolini argomenta che i più lampanti sono quelli del produrre e del consumare, concetti ripudiati dagli intellettuali di sinistra. Il poeta spiega: “ora in realtà non si può parlare di poesia come di merce. Io produco, tu mi dici, ma produco una merce che è in realtà inconsumabile. C’è un rapporto strano fra me ed i consumatori”
Roma è arte, come la poesia. Non spiegherò perché, ma basta guardarlo per percepire quella velatura che è propria dei poeti o dei pittori
Quest’arte è stata esclusa da Cannes. Netflix (che ha prodotto il film) non vuole, e poi c’è una regola che vieta la competizione ai titoli non usciti in Francia. L’unico che si è opposto è stato, guarda caso, il direttore artistico del festival, Thierry Frémaux, che ha implorato Ted Sarandos di far uscire la pellicola almeno nelle sale francesi
Il boss della piattaforma streaming è rimasto rigido. Forse non interessano più i riconoscimenti all’arte, forse basta solo vendere – tanto
Non posso cambiare di certo io queste dinamiche, eppure una cosa posso chiedervela: consumate l’inconsumabile. Roma, di Alfonso Cuarón, è disponibile su Netflix