Un fenomeno epocale in cui la Francia – paese ricco e funzionale che, immigrazione a parte, non sembrava avere grossi problemi – ha svelato la sua volontà di cambiamento nascosta
di Edoardo D’Alessandro
Ogni giorno al telegiornale, sentiamo parlare di come il debito pubblico stia mano mano salendo, di come la sinistra e la destra si attacchino a vicenda nei modi più assurdi e di come il governo voglia abbassare il deficit. Potremmo stare qui ore e ore a elencarvi come i politici pensano di fare il bene della popolazione, mettendo in primo piano problemi economici e internazionali
La politica, da sempre, si occupa di macro-problemi della nazione, dimenticandosi però di altri argomenti, ritenuti minori e di poca importanza, ma che per la gente sono problemi primari, da affrontare ogni giorno
Ad esempio, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti; la scarsa organizzazione dei trasporti; la poca manutenzione di strade, edifici pubblici, ecc.; la poca sicurezza; i pochi soldi investiti per la Pubblica istruzione e la Sanità; la poca importanza data al Welfare sociale e aziendale
Anche a causa di questi problemi, negli ultimi mesi in Francia migliaia di persone sono scese in piazza a protestare sotto il nome di Gilets Jaunes (Gilet gialli), incitando tutti i cittadini a unirsi per far dimettere il presidente della repubblica francese Emmanuel Macron, a costo di far crollare l’intera economia francese, rivendicando così il miglioramento del potere d’acquisto della classe media e popolare
Movimento sorto come apolitico e non strutturato, che però viene appoggiato da partiti di estrema destra e di estrema sinistra, i Gilets Jaunes vedono i loro diritti non presi in considerazione dal presidente, e dimostrano pertanto il loro malcontento, con proteste talvolta anche violente, che hanno alzato un polverone in tutta Europa
Un movimento dai nobili ideali, ma da comportamenti aggressivi: le loro proteste sono esplose il 2 dicembre, quando un’importante parte del centro di Parigi è stata messa a ferro e fuoco. Decine di auto sono state incendiate, oltre 130 tra manifestanti e poliziotti sono rimasti feriti, quasi 400 persone sono state arrestate e diversi esercizi commerciali sono stati saccheggiati
Le proteste erano iniziate il 17 novembre, quando circa 300mila “gilet gialli” si erano mobilitati in tutta la Francia, organizzando soprattutto blocchi stradali. Il fattore scatenante delle dimostrazioni è stato l’annuncio, da parte del governo francese, di un rincaro di 7 centesimi delle accise sul gasolio e di 4 centesimi sulla benzina
I motivi della protesta si sono poi ampliati e hanno finito per diventare sempre meno specifici. Ormai i gilet gialli sono soprattutto guidati dalla rabbia per la tassazione eccessiva, per le disuguaglianze e – unico vero collante di un movimento che unisce temi di destra e di sinistra – dall’ostilità profonda a Emmanuel Macron, di cui chiedono le dimissioni
Un po’ di Storia
Grazie a un’intervista alla professoressa Martinelli, abbiamo appreso cose molto interessanti sulla storia delle rivoluzioni: la vita dell’uomo è segnata da numerose ribellioni popolari, avvenute soprattutto dopo il 1600, quando il potere politico non teneva manifestamente in considerazione i bisogni del popolo e le sue esigenze
Esempi classici di questo divario tra popolo e potere possono essere le due rivoluzioni inglesi (1642-49 e 1688-89) o la rivoluzione francese (14 luglio 1789). In tutti i casi la situazione sociale era così degenerata che i cittadini non venivano proprio ascoltati e i loro diritti messi in secondo piano da parte delle monarchie francese e britannica: questo ha inevitabilmente portato a rivoluzioni molto violente, che hanno rovesciato, nel vero senso della parola, il sistema governativo dei paesi interessati
D’altra parte, queste rivoluzioni hanno aspetti simili, ma anche completamente diversi tra loro e risultano diseguali anche nella loro evoluzione. In passato c’era un maggior coinvolgimento emotivo, che è andato a perdersi nel corso degli anni. Questo ha portato a un affievolirsi degli impeti rivoluzionari, fino a oggi, quando lo spirito di rivolta popolare sembra stia rinascendo poco a poco