Piccole riflessioni su un grande tema, quello delle migrazioni. Tenuto conto che, comunque, al di là delle ideologie, il problema esiste e non è certo di facile soluzione…
di Melisa Bagordo
Uno dei più grandi problemi di oggi è l’immigrazione. La definizione d’immigrato ed emigrato è ben nota a tutti. Ma sappiamo invece ciò che per un immigrato può significare la chiusura di una possibile porta per la propria salvezza?
L’Italia – dicono – sta diventando un paese razzista: siamo tutti bravi ormai a puntare il dito e a seguire la massa. Non sapendo il reale motivo che spinge quella che noi definiamo ‘massa’ a prendere dei provvedimenti nei confronti di qualcuno. L’immigrazione non è un qualcosa di passeggero, come molti di noi pensano, ma è un fenomeno che persiste dalla lontana Preistoria. Uomini, donne, anziani e bambini migrano e si spostano ogni giorno di paese in paese, chi per esigenze che possono essere riconducibili ad una guerra o alla fame, e chi invece per motivi di studio o di lavoro
Noi definiamo ‘immigrato’ chiunque venga nel nostro paese, ma è un enorme abisso quello che intercorre tra un profugo e il vero e proprio immigrato. Tanti sono gli esempi d’immigrazione/emigrazione: quella storica, per noi cittadini italiani, è quella avvenuta a partire da fine ottocento verso gli Stati Uniti d’America. Ora più di 100.000 persone all’anno migrano in un altro paese
Veniamo ogni giorno bombardati, pertanto, da nuove notizie riguardanti i vari avvenimenti che si susseguono, dagli sbarchi in Italia fino ad arrivare all’esodo delle popolazioni honduregne ai confini con l’America
Questo è, certamente, uno dei problemi globali più grandi di sempre, e vede in campo ben tre schieramenti: chi è pronto ad aiutare, chi invece chiude ogni possibilità e chi è indeciso. C’è chi guarda al fenomeno solo in chiave negativa, ritenendo che queste persone vengono nel nostro paese per togliere il lavoro ai nostri genitori e a noi, guadagnando a spese dello Stato, senza fare nulla. Questi sono alcuni dei pensieri che persistono tra i giovani…
Bisogna invece partire subito da un approccio diverso, dicendo che la maggior parte dei migranti non vengono per godersi ‘la bella vita’: si tratta di persone che scappano, rischiando la propria vita e quella dei propri cari per dare un futuro migliore ai loro figli o a se stessi
Il pensiero generale che molti hanno in merito a questo particolare problema è falsato dal pregiudizio: non si può giudicare una persona senza conoscerla, e quindi non dovremmo farlo neanche noi. Ciò che lo Stato e noi stessi non dovremmo fare è allontanare chi viene da noi e in qualsiasi altro paese in cerca d’aiuto, anche se è altrettanto vero che, se i mezzi disponibili sono pochi in confronto alle tante persone che hanno bisogno d’aiuto, tutto diventa più difficile…
Il problema dei vari sbarchi finisce per scontrarsi – ed essere preceduto – con un altro problema: alcuni paesi sono disposti ad aiutare i migranti ed altri no. Siamo i primi a giudicare in caso di mancato aiuto da parte di un altro paese, ma come possiamo aiutare le persone in eccesso se non abbiamo più le risorse?
Non si può essere completamente a favore o contro circa l’aprire, o meno, le porte. In primis, io stessa tendo a trovarmi nel mezzo delle due cose, e penso che sarebbe bene che tutti prima di schierarsi guardassero in modo obiettivo al problema in modo da trarne, possibilmente, le giuste conclusioni
Noi non siamo un mezzo o un oggetto: nessun uomo può decidere sulla vita di nessun’altro, può solo cercare di migliorare la condizione in cui si vive