Cinquant’anni di vita politica, dapprima come magistrato poi alla guida del Senato della Repubblica: il nostro Istituto ha avuto l’onore di ospitare Pietro Grasso in un interessante incontro tra cronaca e Storia
di Luca Sfrecola
Pietro Grasso è stato un vero protagonista della vita pubblica negli anni che vanno dalla seconda metà del Novecento a oggi: ce lo ha raccontato lui stesso durante un meeting nel nostro Istituto, che si è tenuto in Aula Magna martedì 12 novembre
Grasso nasce a Licata, in provincia di Agrigento, il primo gennaio del 1945. Nel 1968 inizia il proprio cursus honorum in magistratura, svolgendo per alcuni anni la funzione di pretore presso la Pretura di Barrafranca, vicino Enna, in Sicilia. Tuttavia, sin da piccolo comincia a nutrire un forte interesse per la professione da magistrato
In un’intervista al programma televisivo Rai “Che tempo che fa” Grasso ricorda in questo modo la decisione di intraprendere la professione: “La mia prima percezione (della mafia) è stata sin da ragazzo. Vedere immagini di cadaveri per terra in una pozza di sangue… Avevo qualcosa come dodici anni. La cosa terribile era il non capire il perché avveniva tutta questa violenza: è stata proprio questa spinta a cercare, fin da ragazzo, di capire che mi ha poi portato verso questa professione. Anch’io da piccolo avevo già le mie idee ben precise: in uno di quei temi “cosa farai da grande” già avevo scritto che volevo fare il magistrato. Questo perché avevo visto, in una foto, che un magistrato faceva un sopralluogo su uno di questi efferati omicidi ed era lì per cercare di capire e di dare delle risposte. Allora mi sembrava potesse avere un’utilità sociale. Prima, però, volevo capire io”
Grasso diverrà poi responsabile attivo del processo per la misteriosa morte di Piersanti Mattarella, su cui – ricordiamolo – non è stata ancora fatta chiarezza. Inoltre, darà luogo e forma, unitamente al pool antimafia, al maxiprocesso su Cosa Nostra, la potente organizzazione criminale di stampo mafioso nata in Sicilia e diffusasi poi a macchia d’olio nel resto della penisola italiana e in tutto il mondo.
Quest’ultimo fu un processo penale ad altissimo impatto che vide comminare 346 condanne, tra cui 19 ergastoli, per un totale di 2665 anni di carcere.
Ma Grasso non si è affermato solo dal punto di vista giudiziario, bensì ha condotto anche una lunga e importante carriera politica. Tutti noi, attualmente, lo conosciamo come ex Presidente del Senato della Repubblica Italiana. Ma non solo: l’opera politica di Grasso è stata rimarchevole anche per alcune sue dichiarazioni in merito a specifici disegni di legge rilasciati in Parlamento. Importante è stato il suo contributo al Senato nella definizione di alcune leggi che, tutt’oggi, rientrano nel nostro Codice legislativo.
Tutto ciò, l’ex magistrato Pietro Grasso lo ha raccontato, con un forte spirito di condanna delle mafie e dell’illegalità diffusa, martedì 12 novembre, nell’Aula Magna del nostro Istituto.
In tale occasione, moralmente edificante e di grande spessore culturale, gli studenti hanno avuto modo di assistere ad una interessante conferenza in cui il senatore ha fatto – basandosi sul suo vissuto – un excursus storico-sociale sulle ultime decadi del Novecento, caratterizzate da forti tensioni, scandali mediatici ed omicidi di mafia, passati alla storia per la loro brutalità e spietatezza; eventi tra i quali annoveriamo le stragi di Capaci e di Via D’Amelio, in cui persero la vita rispettivamente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, all’epoca stretti amici e colleghi di Pietro Grasso.
In occasione dell’incontro è stata allestita, sempre nell’Aula Magna, una mostra dal titolo “Cadaveri eccellenti. I delitti irrisolti di Palermo” di Salvo Palazzolo, a cura di Fiumicino Legalità e dell’associazione Navigare il territorio.
Durante l’evento, ho avuto l’onore ed il piacere di porre al senatore la seguente questione:
“Dove ha trovato la forza e il coraggio per combattere un male come la mafia e, più in generale, le ingiustizie e l’illegalità? Come ha fatto a non perdere il coraggio nel continuare il percorso iniziato?”
Un quesito, questo, che tenevo profondamente a porre, data la sua attualità. Grasso ha risposto con un’esauriente ed approfondita spiegazione al riguardo del fatto di non abbandonarsi mai all’omertà, di non farsi mai e poi mai vincere dalla paura e dall’intimidazione: mezzi, questi ultimi, utilizzati dalle mafie per controllare le masse. Al contrario, ha sottolineato Grasso, è importante denunciare e far comprendere alle persone ciò che è veramente giusto e cosa è ingiusto.
In ultima analisi, mi preme far notare come Pietro Grasso abbia deciso di dedicare il suo passato da funzionario di giustizia alla lotta alla criminalità organizzata, adoperandosi con costanza e perseveranza al fine di sradicarne le radici, ovunque possano crescere, per portare onestà e rettitudine in un Paese come l’Italia che ha, ancora oggi, influenze di matrice mafiosa e, quindi, in un panorama nazionale non proprio roseo.
Prendiamo tutti esempio da questa importante figura, con la speranza che in futuro si possa costruire una società basata sui desideri comuni di giustizia e di legalità.