Un racconto intrigante e pieno di sorprese inaspettate, che dall’Africa porta alla colonizzazione del mondo, con l’aiuto di altri uomini oggi estinti…
di Tommaso Terrevoli
Noi proveniamo dagli stessi antenati comuni, facciamo tutti parte della stessa specie, l’Homo sapiens, ma non è proprio così semplice: il nostro DNA è mescolato con quello di altre specie di Homo. Per capirlo meglio, facciamo un piccolo passo indietro, fino a 100.000 anni fa, quando i primi Homo sapiens, iniziarono a migrare dall’Africa.
Infatti questo aspro continente un tempo non era così desertico, ma era lussureggiante: il deserto del Sahara era una radura rigogliosa e il Medio Oriente era verdeggiante. I nostri antenati ne erano quindi attratti, anche perché le prede si spostavano continuamente e costringevano i cacciatori a fare lunghe migrazioni.
Le prime escursioni fuori dall’Africa risultarono fallimentari, ma con il passare dei secoli diversi gruppi di uomini uscirono dal continente e colonizzarono con successo il Medio Oriente.
In Europa ci fu l’incontro tra l’Homo sapiens e l’uomo di Neanderthal, che proveniva dall’Eurasia e si era adattato perfettamente ai più freddi climi europei.
Anche le sue abitudini erano diverse da quelle dei nostri antenati: la loro dieta era prevalentemente carnivora e quindi avevano affinato tecniche di caccia superiori alle nostre, che riuscimmo egregiamente ad apprendere.
Gli incontri furono talmente ravvicinati che si arrivò addirittura all’accoppiamento tra quelle che erano due specie diverse, generando prole fertile. Solitamente nel mondo animale la prole generata da specie diverse è sterile, come ad esempio il mulo, che è un ibrido tra asino e cavalla.
Il risultato di questi scambi sessuali è che dal 2 al 4% del nostro patrimonio genetico è costituito da geni neandertaliani, che servono a combattere le infezioni, ad adattarsi al freddo e ci aiutano a metabolizzare i grassi. Questa variante è presente circa nel 60% delle persone che vivono al di fuori dall’Africa.
I nostri antenati erano anche in conflitto con i Neanderthal e presero il sopravvento su di essi: questo perché la nostra era, e lo è tuttora, una specie con una crescita demografica continua e costante, in grado ben presto di soppiantare le popolazioni neandertaliane, che invece avevano una crescita più lineare.
I nostri progenitori che si diffusero in Asia, vennero in contatto con i Denisoviani, altra specie del genere Homo, così chiamati perché i primi fossili furono scoperti nella grotta di Denisova, in Siberia.
Gli studiosi, recentemente, hanno scoperto che le popolazioni asiatiche, soprattutto in Malesia, Tibet, Papua Nuova Guinea e nelle isole Salomone possiedono un’alta percentuale di DNA denisoviano nel loro corredo genetico.
Anche questi geni rimasti nel nostro DNA hanno una funzione: sembra infatti che varianti di questo gene siano associate alla pelle scura e agli occhi e capelli castani, inoltre aiuta i tibetani ad adattarsi ai bassi livelli d’ossigeno in alta quota.
Per quanto riguarda i Neanderthal e i Denisova invece? Quale fu la loro origine? Anche loro, provenivano dall’Africa, infatti l’Homo sapiens non fu il primo uomo a migrare fuori dal continente, bensì il terzo. Il primo fu l’Uomo Ergaster (che poi divenne Sapiens) che, migrando verso l’Asia, ebbe la sua evoluzione in Homo erectus; successivamente alcune popolazioni di Homo erectus si stanziarono nelle isole dell’Indonesia e nelle Filippine.
Recenti studi hanno rinvenuto in queste isole fossili di uomini molto differenti da quelli delle altre specie del genere Homo, caratterizzati da una bassa statura, come ad esempio l’Homo floresiensis che non superava il metro di altezza, oppure l’Homo luzonensis. Questi uomini si adattarono alla vita nelle isole. Sono stati trovati fossili di Floresiensis recentissimi, risalenti ad appena 12.000 anni fa: da questo possiamo dedurre che furono presenti molto più a lungo degli altri uomini oggi estinti, vivendo indisturbati in una zona marginale.
La grande seconda migrazione invece la effettuò l’Homo heidelbergensis, evolutosi dall’Homo ergaster: questi presentava una calotta cranica più grande e una corporatura più massiccia, cosa che gli permise di migrare con successo sia in Asia che in Europa e di stanziarsi in questi territori.
Con il passare degli anni le popolazioni europee si evolsero in Neanderthal mentre quelle asiatiche in Denisova, le quali incontrarono la popolazione di Sapiens, che per terza uscì dall’Africa.
L’ultima domanda che sorge spontanea è come fece l’Homo sapiens a proliferare mentre tutti questi altri uomini si estinsero? Abbiamo già visto che ebbero una grande crescita demografica, ma questo non basterebbe a garantire la loro sopravvivenza e il soppiantamento degli altri uomini.
La caratteristica più importante, oltre all’intelligenza, della nostra specie è la grande capacità di adattarsi a qualsiasi clima del nostro pianeta, e infatti l’Homo sapiens colonizzò tutto il mondo, dai deserti afroasiatici ai ghiacci del nord. Inoltre i nostri antenati possedevano una grande organizzazione sociale e linguistica, di gran lunga superiore a quella degli altri uomini.
Per ultimo, avevano grandi capacità esploratorie, che gli permisero di conquistare il mondo, insieme alla loro grande curiosità: una caratteristica propria della nostra specie, che nella Storia ci ha permesso di andare oltre ogni limite immaginabile