Il film, la cui storia è presa dall’omonimo romanzo autobiografico di Lorenzo Carcaterra, è tratto da eventi e fatti realmente accaduti, stando a quanto dichiara lo scrittore, che è anche personaggio principale della pellicola. Ma ora andiamo a vedere di cosa si tratta…
di Luca Sfrecola
Famosa pellicola del cinema di fine ‘900 (è datata 1996), Sleepers può certamente definirsi uno dei capolavori cinematografici che hanno riscosso più successo e interesse nelle persone che, ancora oggi, si interrogano sulla veridicità effettiva dei fatti narrati. Per tutta la durata del film lo spettatore viene infatti immerso in una spirale di eventi più o meno tragici, che caratterizzano la vita di quattro ragazzi…
Barry Levinson dirige in questo film un cast stellare di attori pluripremiati tra cui Robert De Niro, Brad Pitt, Dustin Hoffman e Vittorio Gassman, in un toccante e sconvolgente dramma giudiziario ambientato nella New York degli anni ’60 dello scorso secolo. Un crudo ritratto dei sobborghi malfamati e degradati della Grande Mela di quei tempi, con un forte impatto emotivo sugli spettatori.
17 di Hell’s Kitchen, East Side di Manhattan. È una calda giornata d’estate del 1966 in un losco quartiere newyorkese; ragazzi e adolescenti giocano spensierati per strada, il loro palcoscenico di fronte alla vita. Qui crescono letteralmente in mezzo a sporcizia, degrado e crimine, in situazioni familiari complesse, segnate da ripetute violenze domestiche e un profondo malessere famigliare.
L’unico spiraglio di “luce” e legalità è offerto dal parroco della chiesa del luogo, Padre Bobby, il quale diventa fin da subito una sorta di figura paterna per i ragazzi di Hell’s Kitchen, carenti di genitori responsabili che li possano seguire e ascoltare. Tuttavia, un giorno qualunque, una banda di 4 ragazzini (sleepers come suggerisce il titolo del film appunto, dal significato in slang americano di ragazzi dei riformatori con un probabile futuro da delinquenti) scalmanati e sprezzanti del senso del pericolo rapina un venditore di hot dog e, nel tentativo di spingere il carretto del venditore giù per gli scalini della metropolitana, ferisce inavvertitamente un passante, arrecandogli gravi lesioni. Ai giovani viene quindi ordinato, in giudizio, di scontare una pena detentiva tra 6 mesi e 1 anno nel riformatorio maschile Wilkinson, luogo apparentemente ameno e tranquillo ma con molti scheletri e segreti non svelati nell’armadio.
L’enorme struttura, divisa in 4 blocchi, ospita un gran numero di ragazzi con una serie di reati più o meno gravi alle spalle; non dei semplici filibustieri autori di bravate o atti compiuti involontariamente, ma dei veri e propri criminali seriali con condanne alle spalle molto pesanti. L’attore Joseph Perrino, nelle vesti di un piccolo Lorenzo Carcaterra, viene assegnato insieme ai suoi tre amici nel settore a cui fanno capo quattro guardie carcerarie (Ralph Ferguson, Adam Styler, Henry Addison e Sean Nokes) che si dilettano macabramente a torturare e stuprare i ragazzi, ledendo fortemente la loro sensibilità e privandoli di ogni minimo briciolo di dignità umana.
In seguito, lo spettatore si ritrova letteralmente “catapultato” in avanti di circa 20 anni, con un salto temporale considerevole, che evidenzia quanto le vite felici dei quattro ragazzi siano cambiate, plasmate dall’indifferenza del fato. Un destino avverso, che ha segnato i giovani nell’animo e nel corpo, con cicatrici che purtroppo rimarranno lì per sempre, a testimoniare le orrende sevizie che essi hanno subìto due decadi prima nel riformatorio Wilkinson, a causa del sadismo efferato di alcuni carcerieri.
I quattro, i quali hanno preso nel frattempo strade diverse (Lorenzo intraprende una carriera da reporter, Michael è un procuratore distrettuale, Tommy e John sono dei criminali al soldo di un boss mafioso locale) inscenano un processo giudiziario, il cui unico scopo sarà mettere in luce le barbarie che 20 anni prima erano avvenute nelle anticamere buie e lugubri del riformatorio. Tuttavia, Tommy Marcano e John Reilly, per vendetta, uccidono a sangue freddo una delle guardie carcerarie che li torturò, mentre è intenta a mangiare in un locale del Bronx.
Intenzionati a coprire il gesto omicida di Reilly e Marcano, ma allo stesso tempo a far confessare i carcerieri delle torture che commisero, Lorenzo e Michael si occupano di comprare un avvocato esperto che li potrà aiutare nella copertura dei due amici e, quindi, nell’accusa di Ferguson, Styler e Addison. Michael, intanto, decide di occuparsi dell’accusa verso gli assassini del carceriere, Sean Nokes, coprendo, in siffatto modo, il vero fine per cui i 4 amici hanno costruito l’udienza penale.
Styler e Addison vengono giustiziati dai sicari di King Benny, colui che detiene il dominio a Hell’s Kitchen, mentre Ferguson viene sentenziato e condannato a scontare svariati anni di carcere. Marcano e Reilly sono giudicati innocenti per l’unico capo di accusa che pendeva sulle loro teste, l’assassinio di Nokes, grazie anche all’impeccabile lavoro di Padre Bobby, che testimonia a favore degli imputati.
Il film si conclude con un’ultima immagine dei 4 amici, seduti ad un tavolo di un ristorante a scherzare e divertirsi, proprio come 20 anni prima. Ma qualche secondo dopo, il tutto assume un retrogusto amaro: quella, infatti, sarà l’ultima volta che i ragazzi saranno tutti assieme, felici e spensierati.
Tommy Marcano, difatti, verrà freddato con cinque colpi di pistola a bruciapelo, probabilmente in seguito a un regolamento di conti finito male. Il suo corpo restò ignorato per almeno una settimana. Il corpo semi-putrefatto di Reilly sarà invece rinvenuto supino accanto ad una bottiglia di gin distillato clandestinamente, che l’aveva portato alla morte. Al momento della sua morte, era indiziato in cinque casi irrisolti di omicidio. Due settimane dopo la tragedia sarebbe ricorso il suo 29esimo compleanno. Michael Sullivan vive in una cittadina della campagna inglese, dove è solito lavorare come falegname.
Sul finire del film, il narratore della storia, Lorenzo Carcaterra, detto ‘Shakes’, oltre che uno dei 4 amici, chiosa: “Era la nostra serata particolare, e ce la facemmo durare il più possibile; era il nostro lieto fine e l’ultima volta che ci saremmo ritrovati tutti insieme”. La pellicola, con uno dei finali più intensi della storia del cinema, si chiude con una toccante dichiarazione: “Il futuro ci si presentava luminoso ed eravamo convinti che saremmo rimasti amici per sempre”.
Tuttavia, alla fine del film, prima dei titoli di coda, viene apertamente specificato dai creatori della pellicola che lo stesso Lorenzo Carcaterra, a margine dell’effettiva veridicità o meno dei fatti narrati, dichiara che sono stati cambiati nomi, date e luoghi, i quali differiscono nel film da quelli della realtà dei fatti, in modo da rispettare le normative sulla privacy imposte in questi casi. In seguito, viene affermato che, nonostante tutto, l’Ufficio del Procuratore Distrettuale di Manhattan dichiara che non c’è mai stato un processo simile a quello affrontato dai quattro giovani nel film di Barry Levinson. Inoltre, il Procuratore stesso, tiene a precisare, stando a quanto scritto, che non è a conoscenza degli eventi narrati in questa pellicola cinematografica. Il Dipartimento delle Carceri Minorili di New York chiosa poi che le condizioni raffigurate nel riformatorio non sono mai esistite in alcun istituto giovanile e, che le accuse mosse da Carcaterra, in quella che è chiaramente una storia che vuole denunciare quanto accaduto, sono totalmente infondate e, quindi, prive di alcun fondamento.
E voi? Pensate che questa storia sia vera o un mero frutto dell’immaginazione di uno scrittore?