Cyborg, Blade Runner, Terminator… Il futuro dello sport agonistico è, probabilmente, ancora tutto da scrivere, grazie all’ingresso di nuovi biomateriali hi-tech, e certamente ci riserverà molte sorprese…

La redazione

 

Le Olimpiadi di Londra 2012 verranno ricordate per essere state oggetto di un evento davvero straordinario: per la prima volta i biomateriali applicati all’uomo sono stati protagonisti di una delle gare più belle e più difficili (i 400 m piani), con un atleta “bionico” capace di correre al fianco di atleti normodotati

Lui si chiamava Oscar Pistorius, gareggiava per il Sudafrica e poco importa se non ha vinto, perché ha comunque segnato l’inizio di quello che potrebbe essere il futuro dello sport all’insegna della tecnologia più avanzata (anche se poi ha buttato via la sua vita e la sua carriera, uccidendo la fidanzata nel 2013)

Già varie volte campione paralimpico, privo fin dall’infanzia di entrambe le le gambe, Pistorius – definito un atleta «tecnologicamente modificato» e soprannominato “Blade Runner” – correva con due protesi in fibra di carbonio, chiamate “cheetah flex feet” (cheetah è il ghepardo, felino capace di correre a quasi 100 km/h), realizzate in Islanda e frutto di altissima tecnologia (costano circa 30mila euro)

La fibra di carbonio è un materiale dalla struttura molto sottile e filiforme, realizzato in genere in forma “composita”, cioè in unione ad altri materiali – la cosiddetta matrice – come resina, plastica o metallo, la cui funzione è quella di proteggere le fibre, dare maggiore resistenza e mantenerle in posa, in modo che assorbano meglio le sollecitazioni

La forza e la leggerezza di tali materiali li rendono ideali in ambito sportivo, in particolare – oltre alle protesi – nella costruzione di auto da corsa, barche, biciclette, racchette da tennis e molte altre applicazioni

Sarà dunque questo il futuro dello sport? Vedremo sempre più in gara atleti “bionici”? Anche se si è già tenuto – in Svizzera, nel 2016 – il primo Cybathlon, le Olimpiadi per atleti hi-tech (74 sportivi disabili da tutto il mondo, ma equipaggiati di protesi da biomateriali), in realtà il problema è molto discusso e già si parla di possibile “doping tecnologico”

Di fatto sembra scientificamente accertato che le protesi bioniche permettano di correre più rapidamente che con le gambe naturali, e infatti la IAAF (la Federazione internazionale di Atletica) respinse dapprima nel 2008 la richiesta di Pistorius di gareggiare con i normodotati (per poi accettarla pochi mesi dopo), sostenendo che un atleta «tecnologicamente modificato» ha “un vantaggio meccanico dimostrabile – più del 30% – se confrontato con chi non usa le protesi”

E allora, quali altre sorprese ci riserva il futuro?