Creatività, concentrazione, un’ottima memoria e un carattere di ferro: queste le doti giuste di un valido scacchista… e tutti possono esserlo!
La redazione
Quindici secoli di vita, eppure sempre moderni e coinvolgenti: questi sono gli scacchi, un gioco – ma forse sarebbe meglio dire un’arte – adatto a tutte le età. Ne abbiamo parlato con il maestro Marco Medori, fondatore e presidente dell’ASD Capablanca
Che cosa sono, in due parole, gli scacchi?
Direi che il gioco degli scacchi è un mare dove il moscerino può bere e l’elefante fare il bagno, ossia sono un gioco antico in cui ognuno trova quello che cerca: chi vuole imparare gioca contro uno più forte, chi vuole vincere con uno più debole e chi vuole divertirsi gioca con uno della sua forza.
Quali sono le doti giuste di un buon giocatore?
Tutti possono giocare a scacchi. Il gioco allena la disciplina, la fiducia nelle proprie capacità e aiuta la creatività e la concentrazione. I grandi campioni, comunque, hanno una buona capacità di visualizzazione, un’ottima memoria e un carattere di ferro
A che età è consigliabile cominciare a giocare?
Si può iniziare anche a quattro anni ma forse, a parte alcuni casi, è meglio iniziare verso i 9-14 anni per diventare molto forti. Ci sono stati dei casi di giocatori che hanno raggiunto ottimi risultati anche iniziando più tardi
Consiglieresti a un ragazzo della nostra età (dai 13 anni in su) di provare a giocare?
Assolutamente sì!
Gli scacchi a scuola, sì o no? e perché?
Assolutamente sì. Il gioco aiuta a sviluppare le nostre capacità logiche, la consequenzialità, le capacità di ragionamento, allena la memoria, specialmente quella visiva, ci abitua al rispetto delle regole e a dirimere le nostre divergenze di opinioni tramite l’analisi delle diverse posizioni in gioco. E tutto questo divertendosi!
Parlaci delle tua esperienza personale di scacchista…
Ho iniziato a giocare a otto anni e a studiare scacchi a 15. Mi sono iscritto al mio primo circolo di scacchi, “Il Grillo”, a 19 anni. Come giocatore ho raggiunto il titolo di 1° Nazionale, sono anche Formatore Nazionale e sono stato Arbitro Regionale. Nel 2007 ho fondato insieme ad alcuni amici l’Associazione Sportiva Dilettantistica J.R. Capablanca – famoso scacchista cubano, campione del mondo negli anni Venti – di cui sono il presidente.
La nostra associazione, iscritta alla Federazione Scacchistica Italiana, ha organizzato alcuni tornei ufficiali e nel 2010 un torneo internazionale con giocatori con titoli di Maestro internazionale e Grande Maestro di molte nazionalità. Forte è l’impegno dell’ASD Capablanca nel portare gli scacchi a scuola tramite corsi di base ed avanzati. Abbiamo organizzato anche i Giochi Sportivi Studenteschi degli scacchi nel 2014 dove tutte le scuole del Lazio hanno potuto iscrivere una squadra di ragazzi che si sono misurati con altre squadre di pari età
È vero che i grandi campioni sono un po’ tutti matti?
In effetti ci sono stati diversi giocatori molto forti o addirittura campioni del mondo che hanno avuto seri problemi, ma d’altro canto la maggior parte dei giocatori di scacchi ha una forte personalità, tale da permettergli di imporsi anche in altri campi. Se è vero che Fischer, Steinitz e Rubinstein hanno avuto in età avanzata problemi anche seri, è anche vero che Philidor, Lasker e Smislov sono stati rispettivamente un famoso musicista del ‘700, un brillante matematico dei primi dell’900, stimato amico di Einstein, e un cantante di musica lirica, e vissero molto a lungo in ottima salute.
Potrei suggerire quindi che gli scacchisti non sono tutti matti, ma che il gioco – essendo per alcuni molto gratificante – riesce a stabilizzare persone con qualche problema psicologico. Bisogna anche dire che tutti gli sport individuali spesso vengono portati ai massimi livelli da personaggi con uno strano carattere: per molti golfisti, tennisti o piloti di Formula uno si potrebbe ripetere lo stesso discorso fatto per il “nobil giuoco” (come viene anche chiamato il gioco degli scacchi)
Raccontaci qualche aneddoto curioso della tua esperienza scacchistica
Giocando i tornei di scacchi ho visitato molte città e località turistiche. Barcellona e Paleochora, in Grecia, sono due dei tornei che ricordo con più piacere e non riesco a fare un elenco di tutte le città italiane visitate in questo modo, ma il torneo più “avventuroso” è stato un torneo di molti anni fa a Casamicciola di Ischia, dove andai con l’idea di guardare qualche partita durante il fine settimana, senza partecipare. Poi mi convinsi a restare, ma con grandi problemi di budget in quanto all’epoca – avevo poco più di 20 anni – non disponevo di bancomat o conti online per rimpinguare i soldi che mi ero portato per stare lì solo tre giorni.
Alla fine riesco a finire al 5° posto, se non ricordo male, e grazie alla gentilezza degli organizzatori, che mi hanno fatto condizioni veramente di favore, e a un passaggio fino a Roma datomi da un partecipante al torneo, sono tornato a casa senza neanche avere i soldi per il gettone telefonico per chiamare i miei e farmi venire a prendere. Mentre tornavo a piedi pensavo che, invece di tre giorni a guardare partite di scacchi, avevo fatto una settimana di vacanza al mare, conoscendo molti amici che avrei sicuramente rivisto in qualche torneo successivo…