Un romanzo che è un viaggio a ritroso, uno sguardo su un passato recente che appare incredibilmente vicino…
di Erika Pau
Questa è la “Storia di Stella Fortuna che morì sette o forse otto volte”, romanzo d’esordio dell’autrice statunitense Juliet Grames, edito da HarperCollins (con la traduzione italiana a cura di Valeria Bastia).
Leggere questo romanzo è stata un’esperienza diversa dalle altre letture: è stato un viaggio a ritroso, uno sguardo su un passato recente che per tutto il tempo mi è sembrato incredibilmente vicino.
Perché “Storia di Stella Fortuna” è la storia delle nostre nonne, dei loro dolori e del loro coraggio. È un omaggio a ciò che è stato e una voce per tutti i silenzi ignorati. Juliet Grames è riuscita a raccontare una parte della nostra storia con dolcezza e rabbia, trasportando il lettore nel mondo realistico dei suoi personaggi e restituendo loro la dignità che tante volte gli è stata tolta. Tra morti sfiorate, complicità e invidie, superstizioni e paure, amore e odio, sogni e incubi, è un romanzo doloroso quanto splendido.
Il romanzo si svolge nella prima parte a Ievoli, in Calabria, un piccolo paese dove la vita non sempre è facile e le risorse sono poche. Stella Fortuna nasce in una famiglia semplice, tra l’amore incondizionato per sua madre e l’odio crescente per suo padre.
Antonio Fortuna è un uomo cattivo e violento, che pretende obbedienza e privo di sentimenti. Stella trascorre i primi anni solo con sua madre e i suoi fratelli, in particolare instaura un rapporto stretto e di protezione con la sorella minore Concettina. Sono anni difficili, segnati dalla povertà e dalla disperazione, in cui Stella rischierà di morire più volte, come quando si bruciò con l’olio bollente o quando fu aggredita dai maiali. Incidenti a cui però Stella sopravvive, aggrappandosi con tutta la forza di cui è capace e convincendosi che forse la sorella maggiore omonima, morta a soli due anni, sia invidiosa di lei.
Da Ievoli, tanto amata da Stella, si passa poi al Connecticut, Hartford, dall’altra parte del mondo. Un cambiamento dettato da Antonio, suo padre, che lì ha trovato un buon lavoro e ordina alla sua famiglia di seguirlo dopo svariati anni di assenza. Da questo momento, nasce l’odio di Stella nei confronti di suo padre, l’uomo che con i suoi atteggiamenti meschini umilia lei e sua madre e la convince che mai nella vita permetterà ad un uomo di sposarla e di sottometterla. Stella vuole essere libera ad ogni costo.
Negli Stati Uniti lavora sodo, allontana gli uomini attratti dalla sua bellezza e scaccia gli incubi che la tormentano e che quasi le causano la morte. Ancora una volta sua sorella Tina è lì con lei e ancora una volta la sua determinazione la salva. Stella, diventata una giovane donna forte e ribelle, vede sua sorella sposarsi e decide che lei non sarà la prossima. Deve fuggire dal maschilismo di suo padre, deve scappare dai suoi incubi e deve farlo da sola. Ha solo bisogno di un piano. Accettare il corteggiamento di Carmelo, un giovane italiano amico di famiglia, fa parte di quel piano. Fingersi moderata e accondiscendente, mettere da parte dei soldi e andare via.
La vita di Stella, però, è una continua lotta per la sopravvivenza e questa volta, nonostante tutti gli sforzi, anche la sua volontà dovrà piegarsi a quella degli uomini, i suoi peggiori nemici. Prima a quella di Antonio, suo padre. Poi a quella di Carmelo, suo marito, l’uomo che le ruberà la libertà, che si nutrirà del suo corpo rendendolo costantemente gravido e a cui con il tempo si arrenderà.
Una vita, quella di Stella, sempre in bilico tra la vita e la morte, ancora e ancora, passando da un parto che quasi l’ha uccisa fino a quell’ultimo incidente che la cambierà per sempre. Poi la consapevolezza che forse non è lo spirito della prima Mariastella Fortuna a tormentarla, ma l’invidia e la presenza in carne ed ossa dell’amata sorella Tina, la causa di ogni suo male. E la prepotenza di suo padre, la causa di tutti i suoi problemi.
“Storia di Stella Fortuna che morì sette o forse otto volte” è un romanzo che con delicatezza e realismo racconta la vita della prima metà del novecento, tra le sofferenze della guerra e i dolori della vita quotidiana, della disperazione degli emigrati italiani all’estero e dell’incompiuta lotta per l’emancipazione femminile di tante donne che come Stella non si sono mai arrese.
“Ma come faceva a cavarsela da sola una donna? Non aveva studiato, e l’inglese lo parlava a malapena. Il problema era insormontabile. Nell’ambiente in cui le tre Fortuna erano cresciute, una donna non abbandonava la casa paterna se non per sposarsi. Scappare equivaleva a diventare una prostituta. Se fosse andata via, avrebbe corso il rischio di autoescludersi dal proprio mondo per sempre”.
Stella Fortuna non si arrende nemmeno quando ormai la sua vita l’ha resa quello che mai avrebbe voluto essere. Nemmeno quando con le mani tremanti trova finalmente il coraggio di affrontare suo padre. Perché sa che se si è salvata così tante volte dalla morte è per un motivo. Forse doveva restare in vita e lottare per rendere libere le donne che sarebbero venute dopo di lei. Forse la sua vita non è stata inutile come spesso ha pensato. Forse ha sfiorato tante volte la morte perché le donne forti e coraggiose come Stella, in fondo, non muoiono mai