“Ce l’ho, mi manca”… Un passatempo, una passione e un momento di condivisione: le figurine Panini crescono insieme a noi e compiono 60 anni
di Agnese Tummolo
Un vero vanto dell’Italia: questa è la casa editrice Panini, fondata sulla produzione di figurine e fumetti, nata a Modena, da un’idea dei fratelli Panini, già nel 1961.
L’iniziativa dell’album di figurine partì da un’idea di Giuseppe Panini, uno dei quattro fratelli fondatori, che disse “voglio fare le figurine dei calciatori” e fece di tutto per trovare qualcuno che potesse trasformare una semplice fotografia di un semplice calciatore, in una figurina. L’immagine che utilizzò come campione fu quella di Bruno Bolchi, a quei tempi giocatore dell’Inter, mentre il volto di copertina del primo album fu quello di Nils Liedholm.
Sicuramente negli anni l’album di figurine Panini ha subito un’evoluzione. Un cambiamento, che può sembrare banale, ma che fa anche riflettere, sta nel fatto che i primi anni i calciatori venivano ripresi fuori dal campo durante le pause, o nel bel mezzo degli allenamenti, o addirittura in prossimità degli spogliatoi.
Non era necessario mettersi in posa o essere particolarmente a posto per essere immortalati in una fotografia che sarebbe diventata, poi, una figurina: non si prestava particolare attenzione all’immagine, ma piuttosto al contenuto. L’importante era pensare che i calciatori, idolatrati dai tifosi, potessero entrare nelle case degli italiani.
Andando avanti con gli anni, invece, si è cominciato a prestare più attenzione alla cura delle foto e delle immagini che sarebbero finite sull’album, fino ad arrivare ai nostri giorni, dove siamo tutti più attenti alla nostra immagine e a come appariamo.
L’album che ancora oggi noi conosciamo inizia a prendere forma negli anni ’80 e la struttura definitiva per i ritratti delle figurine dei calciatori di serie A diventa l’immagine a mezzobusto, una posa sicuramente più impostata rispetto a quelle che risalgono ai primi album di figurine negli anni ’60-’70.
Come tutte le cose che hanno un grande successo e arrivano in alto però anche la ”Panini”, si ritrova a dover affrontare una crisi all’inizio degli anni ’90 e ne consegue la pubblicazione dell’album con il minor numero di figurine in assoluto negli anni 1992-1993 (non contando la prima edizione del 1961).
L’azienda riesce però a riprendersi e a superare la crisi, riuscendo ad apportare dei miglioramenti nella grafica delle stampe grazie all’apparizione dei primi computer e con l’introduzione delle pagine a colori.
La prima edizione del nuovo millennio prende il nome di “Calciatori 2000”, che vede la comparsa di figurine dedicate anche agli allenatori e ad arbitri internazionali, figure certamente importanti per il mondo del calcio.
A partire dagli anni 2000 ci sono diverse novità in ogni nuova edizione. Per esempio, una grande conquista è quella di vedere il debutto di figurine dedicate al calcio femminile negli anni 2002-2003. Nel 2003-2004, invece, la novità è la comparsa del calcio giovanile negli album. Infine nel 2004-2005 vengono coinvolti anche i tifosi, e per ogni squadra di serie A viene immortalata la curva di tifosi affezionati alla squadra.
Il logo ufficiale della raccolta di figurine ritrae un calciatore che indossa una maglietta rossa, pantaloncini bianchi e calzettoni gialli e neri. La scelta di questi colori rappresenta l’imparzialità, in quanto non esiste una divisa di qualche squadra italiana con questi colori sociali. Il simbolo invece è ispirato al gesto atletico che fece il calciatore Carlo Parola – una plastica rovesciata – durante un Fiorentina-Juventus del 15 gennaio 1950.
Siamo nel 2021 e le figurine Panini ancora non sono passate di moda, anzi compiono 60 anni. Sicuramente collezionare figurine, in particolare le Panini, è un passatempo che tanti, se non tutti, hanno sperimentato. I bambini per la passione per il calcio, magari trasmessa da un papà o da un nonno, ma anche le bambine, influenzate dai fratelli o dagli amichetti a scuola. Rappresentava un momento di svago e di condivisione tra i banchi, durante le ricreazioni.
Io stessa le collezionavo, influenzata da mio fratello e da mio nonno e mi piaceva perché era un momento che condividevamo tutti e tre insieme. Ricordo che aspettavamo con ansia che mio nonno tornasse dalla spesa del sabato mattina con nuovi pacchetti di figurine da scartare e da attaccare. In particolare volevo sempre trovare le figurine dei calciatori della Roma, perché erano i pochi che conoscevo.
Esclamare i classici “questa già ce l’ho” oppure “questa mi manca”, oppure aspettare proprio quella figurina di quel calciatore che ti piaceva particolarmente, non aveva prezzo. I doppioni ovviamente si scambiavano con gli amici, provando ad aggiudicarsi la figurina più ambita, o più ricercata.
Non ho mai avuto la passione per il calcio o per le partite, ma ho sempre creduto nella fede calcistica perché è una cosa che può veramente legare, e credo che questo sia stato e sia ancora tutt’oggi un bel metodo per farlo