Scandito dalle stelle
ordinato dalle ancelle,
il filo ancora non tagliato
poggia su un suolo irato.
Con la fragilità di una rosa
si mette in posa,
aspettando che i due
diventino Uno:
l’ermafrodito dormiente,
col dolore adiacente,
attende di essere trovato
e dalla luce risvegliato.
Privo di gioie e di dolori,
in un mondo senza colori,
procede lentamente
attraverso tanta gente.
Nulla va cercando
E col tempo sghiacciando,
invocando Mercurio
cerca un augurio.
Fragile come il Tellurio
con un sorriso spurio,
indossando un armatura
temendo, di Tanato, la mietitura
“Va’, indossando la maschera di Aristotele
scendendo col cuore arido dall’etere,
non lasciare che essi vedano
l’amore di Pegaso.
Della Superbia macchiati
E nell’eremitaggio buttati”
Ella mi va dicendo,
e io continuo annuendo.
Prosa
Annunciato dalle stelle, voluto dalle Parche, la vita che ancora va avanti, continua in un periodo d’odio. La vita, fragile, aspetta che la dualità interna si equilibri: gli opposti attendono di essere scoperti ed esplorati, con pericolo di dolore.
In un mondo apatico, senza provare sentimento alcuno, vado lentamente avanti con persone che nella mia vita entrano e escono, senza mai restare. Nulla volendo, continua sprecando tempo, pregando i numi per un aiuto.
Fragile come il Tellurio, indossando un finto sorriso e un armatura, temendo che il tempo finisca.
“Vai, con una maschera di superiorità, scendendo tra la gente con un cuore freddo, non lasciando vedere la bontà e la debolezza. Mostrati forte e superiore, e con tal pretesto isolati”.
Mi dice Lei, e io lo faccio