A soli 39 anni è il più giovane presidente della Repubblica francese, eletto con il 66% del consenso. “Oggi inizia una nuova era di speranza e fiducia per la Francia” le sue prime parole
di Elisa Giordano e Federico Manganella
Domenica 7 maggio, Parigi. Secondo gli exit poll, il giovane candidato di En Marche!, Emmanuel Macron, è il nuovo presidente della Repubblica di Francia. Ottenendo un totale di 20,7 milioni di voti, il doppio dell’avversaria Marine Le Pen, riesce ad aggiudicarsi l’Eliseo senza l’appoggio di un vero e proprio partito e della maggioranza in Parlamento, grazie al 66% dei votanti
La ragione principale per cui i Francesi hanno scelto Macron come loro presidente è perché non è Marine Le Pen. Questo perché la candidata di Front National rappresenta un partito che è percepito come pericoloso da gran parte della popolazione. Nota per la sua posizione antieuropeista e anti-immigrazione, la Le Pen ha incentrato la sua campagna sulla politica del “prima il francese”, non lasciando dunque altra scelta che Macron ai votanti pro-Europa e pro-tolleranza.
Il neoeletto ha infatti preso le distanze dalla politica anti UE dell’avversaria: “sarò un presidente che vuole che l’Europa di oggi e di domani possa rimettersi in cammino”, ha detto. “Non ha avuto esitazioni a sventolare la bandiera europea e ha fatto quello che un leader dovrebbe fare. E alla fine ha vinto” sostiene l’ex premier Enrico Letta in un’intervista. Inoltre, il suo è un piano politico che prevede una particolare attenzione all’ambiente e al cambiamento climatico, un tema molto sentito specialmente a Parigi, dopo la Conferenza del 2015 sui cambiamenti climatici.
Un’altra ragione è il fattore giovinezza: Macron è stato votato perché giovane e considerato come un forte candidato anti-establishment. Infatti, tra gli 11 candidati presidenziali, il neo presidente, oltre ad essere il meno anziano, è anche colui che ha minore esperienza in ambito governativo, avendo alle spalle relativamente pochi anni di carriera. L’unico suo ruolo rilevante è stato quello di ministro dell’Economia, dell’Industria e del Digitale dal 2014 al 2016, mentre i suoi avversari hanno ricoperto di incarichi politici per lunghi anni. “Se al ballottaggio ci fosse stato Fillon, che è in Parlamento dall’81 – continua Letta – sarebbe stata molto più dura vincere contro la Le Pen”.
Per la Francia si prospetta dunque un quinquennio di rinnovamento con elementi di continuità. “Si apre una nuova pagina di speranza e di fiducia” afferma il neopresidente nel suo discorso. In un tempo in cui la politica tradizionale fa molta fatica a prevalere, la promessa di un cambiamento durante la campagna elettorale è un messaggio che ha prevalso: “nei prossimi cinque anni la mia responsabilità sarà ritrovare l’ottimismo” conclude Macron