Da gennaio a oggi sono stati fatti molti passi avanti per quanto riguarda la situazione delle donne in Arabia Saudita, che stanno conquistando nuovi spazi di libertà
di Federica Vona
Fortunatamente il tempo non passa invano. Se lo scorso anno le donne non potevano svolgere attività fisiche a scuola o andare in palestra, non potevano guidare, il tasso di disoccupazione era alto e solo il 35% delle ragazze saudite frequentava regolarmente l’università, quest’anno le bambine nelle scuole pubbliche possono praticare ginnastica e sono state aperte molte palestre femminili, dove si svolgono lezioni di pugilato, pallacanestro e muay thai
Alle scorse Olimpiadi del 2016 hanno potuto partecipare quattro donne saudite, fra cui Sarah Attar che aveva già partecipato all’edizione del 2012. Dal 23 giugno del 2018 le donne hanno la possibilità di guidare, sempre con il permesso di un uomo della famiglia, e dopo alcuni giorni erano già 120mila le ragazze iscritte ad un corso per la patente, e addirittura alcune di esse hanno deciso di diventare tassiste
Di conseguenza il tasso di disoccupazione delle donne saudite si è abbassato notevolmente, e alcune di loro sono diventate anche grandi imprenditrici come Reem Assad, la manager che ha ottenuto un gran successo nel campo della biancheria intima femminile
Il 20 settembre del 2018 per la prima volta una donna araba e musulmana ha condotto il principale telegiornale della televisione di Stato, insieme al suo collega. Inoltre il tasso delle ragazze saudite che frequenta regolarmente l’università si è alzato al 50%: la maggior parte di esse sceglie di iscriversi a facoltà tecnico-scientifiche, al fine di debellare il fondamentalismo islamico nel campo del lavoro, dato che gli ingegneri e i medici sono i maggiori esponenti dell’integralismo religioso
Già qualche anno fa qualcosa stava cambiando, infatti 20 donne erano state elette per seggi municipali: anche se questa quota rappresentava solo l’1%, si è trattato comunque di un passo avanti. Da alcuni giorni diverse donne in Arabia Saudita hanno cominciato a indossare al contrario l’abaya, un lungo vestito nero che copre tutto il corpo lasciando scoperti viso, mani e piedi, per protestare contro gli obblighi molto severi che riguardano l’abbigliamento femminile, postando foto sui vari social network