L’Eden della Sardegna sfigurato e dilaniato dalla prepotenza e dall’avidità umana, i veri mali di questo mondo, incancreniti purtroppo nella società odierna
di Luca Sfrecola
Salto di Quirra, Sardegna centro-orientale. Quella che una volta era una subregione storica di incredibile bellezza, incastonata tra le lussureggianti colline sarde, oggi è un’area insalubre, malsana ed inquinata. Da qualche decennio, i veleni e le scorie radioattive rilasciati dagli esperimenti balistici, svolti nella vicina base del Poligono Interforze di Stato, delineano, infatti, un quadro tutt’altro che positivo
Dal 1° luglio 1956, qui vengono infatti testati e sperimentati armamenti militari di ultima generazione, da utilizzare poi nelle varie guerre in giro per il globo terrestre. Il poligono si occupa dell’attuazione delle predisposizioni operative, tecniche e logistiche per la sperimentazione e la messa a punto di velivoli, missili, razzi e radio-bersagli. Provvede, inoltre, all’addestramento del personale di Marina, Esercito e Aeronautica del Paese
Fin qui nulla di irregolare, se non fosse che, tali esperimenti hanno creato e stanno creando non pochi problemi ai pastori sardi che allevano il loro bestiame e agli abitanti del posto. I residenti del comune limitrofo di Perdasdefogu, nel Nuorese, sono coloro che con gli anni hanno sofferto di più gli effetti negativi del Poligono. Ma ovviamente il problema, se osservato in larga scala, riguarda tutta la regione, se non tutto il Paese, dato che sono molti i prodotti caseari ed agroalimentari provenienti da tale zona, i quali sono commerciati a livello nazionale
Agnellini nati con mostruose malformazioni, tumori e malattie linfo-ematologiche diffusi a macchia d’olio che, di fatto, hanno decimato col passare del tempo la popolazione dell’area sarda in un raggio di qualche chilometro. Per non parlare della quantità di uranio, materiale altamente tossico, ritrovato nei corpi dei pastori deceduti per patologie riconducibili con molta probabilità ai succitati motivi
Dagli ordigni fatti brillare nel cosiddetto “vulcano”, ricordo di un’antica attività vulcanica nell’area, ai razzi sparati nel mare della Sardegna, dalle esplosioni radioattive nei pascoli ai militari che armeggiano privi di alcuna protezione: queste sono le mansioni che avvengono quotidianamente all’interno del perimetro della base. Purtroppo il futuro di questo territorio, talmente martoriato e umiliato da aver perso la sua anima più pura, è del tutto incerto. Continuano, infatti, i test missilistico-balistici che minano la salute e la stabilità di una terra già troppo provata ed avvelenata dal sapore amaro della corsa, senza freni, alle armi e dagli sporchi interessi dell’uomo
Nei 12.700 ettari militarizzati di tale poligono, chiunque abbia voglia di testare armi ed equipaggiamenti altamente avanzati può farlo tranquillamente. In sei decenni soldati francesi, svizzeri, russi, tedeschi, cinesi, libici, israeliani ed altri ancora hanno scelto questo luogo, seppur con una considerevole intensità abitativa, per collaudare nuove armi. Invece, quelle a scadenza ravvicinata, sono state fatte esplodere, disperdendo nell’aria elementi nocivi e nanoparticelle assorbite poi dai terreni adibiti prevalentemente a pascolo
Non ci sono, infatti, regole ferree e restrizioni che vietino agli altri Paesi di sottoporre a test i loro armamenti in terra straniera, in tal caso l’Italia. L’idea che traspare da tale concetto, detto ciò, è quella di un Paese come l’Italia sempre più alla mercé di tutti, dove ognuno può fare liberamente ciò che gli pare e piace, senza essere pesantemente sanzionato e punito per le sue azioni
Un documentario di Marina Parenti e Massimo D’Anolfi, dal nome “Materia Oscura” (nella foto in apertura), riesce ad esplicare in maniera risoluta ed intransigente come il Poligono di Salto di Quirra abbia profondamente plasmato una terra prima selvaggia e inalterata. Nel film, presentato in anteprima mondiale al Festival Internazionale del cinema di Berlino del 2013, le immagini sconvolgenti e roboanti dell’anima bellica del doc stesso si alternano a quella della vita dedita alla pastorizia
La comprensione è lasciata alla scaltrezza e all’intelligenza dello spettatore, quasi che D’Anolfi e Parenti vogliano spingere il pubblico a riesumare le verità seppellite di una base militare che ha diffuso, diffonde – e chissà per quanto altro tempo diffonderà – morte e sofferenza fra gli abitanti di un territorio meraviglioso
Proprio sulla dialettica tra rumore assordante e silenzio, fra natura ed umanità (nella sua variante più subdola e distruttrice), fra crescita e distruzione si gioca la semantica di un vitello agonizzante, vittima inerme ed innocente delle sostanze radioattive piovute sui pascoli. Un prodotto cinematografico superbo, che ha portato alla luce ciò che accade in quel grande lembo di terra sardo da quasi 70 anni, provocando lo sconcerto e lo sdegno anche nei riguardi di chi, ha deciso di intraprendere l’immobilismo e l’inerzia invece di fermare uno scempio umano ed ambientale che va avanti da troppo, troppo tempo