Sarà nella sale a maggio 2020, ma è ancora parzialmente avvolto nel mistero l’atteso biopic su David Bowie. Un mistero che ispira anche qualche preoccupazione nei suoi tanti fan…
di Gabriele Bocchese
Dopo il successo riscontrato con l’uscita nelle sale dei film biografici sui Queen (Bohemian Rhapsody) ed Elton John (Rocketman), Hollywood mette gli occhi su un’altra grande stella musicale internazionale: stiamo parlando di David Bowie.
Infatti è stata da poco annunciata la realizzazione di un biopic sul “Duca bianco”: il film, intitolato Stardust, prende il nome dall’omonimo brano del cantante inglese e anche del suo alter ego “glam rock” più conosciuto e iconico.
La pellicola tratterà la biografia del cantante e, in modo particolare, il suo primo tour americano targato 1971: dovrebbe essere nelle sale a maggio 2020, tuttavia non ci sono ancora molte informazioni sulla pellicola. Dalle immagini pervenute si sa solo che le riprese sono state avviate all’inizio di questo anno, e che troveremo l’attore sudafricano Johnny Flynn (nella foto sotto), conosciuto per aver interpretato Albert Einstein nella serie chiamata Genius, e l’attrice Jena Malone rispettivamente nei panni di David e Angie Bowie, la prima moglie del cantante.
Un cast che ha fatto storcere il naso a molti, dato che l’attore in questione mostra ben pochi tratti fisiognomici in comune con il cantante, ma anche perché si dibatte molto sulla rappresentazione di una figura così poliedrica e eclettica come quella di David Bowie.
Il timore è che il film in uscita possa risultare un vero e proprio flop, dando un’idea errata di quello che fu, che è e sarà sempre nelle nostre memorie uno dei cantanti più amati del secolo scorso.
Comunque prima di sedersi in sala e gustare il film è necessario avere un’idea di chi era e cosa ha fatto David Bowie, andando a conoscere in breve le molte sfaccettature di questa star.
Bowie nasce con il nome di David Robert Jones a Londra l’8 gennaio 1947. Il suo interesse per la musica si sviluppa sin dalla tenera età di 6 anni, quando inizia ad ascoltare le canzoni “nuove” provenienti dagli Stati Uniti, appassionandosi al genere del rock ‘n’ roll e in particolare alla figura di Elvis.
La sua musica è stata fortemente influenzata dal fratellastro Terry Burns (che la madre aveva avuto da una precedente relazione), il quale dapprima fa entrare in contatto David con il jazz, e poi lo incoraggia a diventare un sassofonista.
Saranno proprio i consigli di Terry e successivamente il suo suicidio a ispirare David a comporre il brano The Man Who Sold The World del 1970. Tuttavia il vero successo arriva del 1969 con l’uscita del famoso brano Space Oddity, composto per celebrare l’allunaggio, avvenuto non a caso nel medesimo anno.
La sua vera carriera inizia con l’album Hunky Dory nel 1971, anno in cui il cantante fece il suo primo tour targato USA, cui seguirà nel 1972 l’iconico album Ziggy Stardust, da cui poi Bowie trarrà il suo alterego “glam rock”, che sta a significare il passaggio da uno stile “folk” a uno “glam” non solo dal punto di vista musicale, ma anche figurativo.
A questi grandi successi seguirono poi Diamond Dogs del 1974, al quale il cantante dedicò un intero tour che prende il nome dall’album stesso, e Station to Station del 1976, album che insieme al relativo tour chiamato White Duke, gli varrà il celeberrimo appellativo di Duca Bianco.
Ma la vera pietra miliare della discografia del cantante inglese esce nel 1977 con la canzone Heroes, icona di una generazione, che più di tutte trasmette il vero messaggio che David Bowie vuole lasciare, cioè che chiunque di noi può essere un eroe anche solo per un giorno. Non contano classe sociale, etnia o condizione economica, conta solo il voler fare del bene alle persone, soprattutto a quella che si ama, la quale diventa iconicamente “la regina” in un giorno e in un mondo in cui ognuno è “re” delle proprie azioni e dei propri sentimenti.
Dopo questo grande successo ne seguiranno altri nel corso degli anni: il cantante non di rado nei suoi testi affronta anche tematiche sociali, come la droga e l’alcol, arrivando addirittura a parlare in prima persona delle proprie dipendenze e dei propri demoni.
Demoni che lo colpiranno sotto forma di un cancro al pancreas, che lo porterà alla morte, avvenuta il 10 gennaio 2016 all’età di 69 anni: due giorni dopo la pubblicazione del suo ultimo album, Blackstar, che narra appunto della sua malattia e vuole proporsi come un lascito per le generazioni future e un “regalo di addio” ai fan che tanto lo hanno amato e tanto lo hanno pianto