Da diverse settimane, in tutto il mondo, è suonato l’allarme per un “virus mortale” proveniente dalla Cina… ma quale è la situazione reale?
di Paula Szczerbinska e Nicole Solano
L’infezione sembrerebbe essere arrivata all’uomo tramite i serpenti, infatti nei paesi asiatici sono molto comuni i cosiddetti “mercati di animali vivi” dove si vendono animali selvatici. Il primo caso di contagio è avvenuto a Singapore per poi diffondersi in tutta la nazione cinese, con un totale di 2705 morti e i casi hanno superato i 80 mila (al momento in cui scriviamo, ma i dati sono in continua evoluzione)
La paura sta aumentando di giorno in giorno e tutti i paesi stanno provvedendo a delle norme di sicurezza per prevenire eventuali contagi. I sintomi di una persona contaminata da coronavirus includono febbre e, nei casi più gravi, questa infezione può portare alla morte
Questo tipo di virus è facilmente trasmissibile da persona a persona ed essendo una malattia totalmente nuova, non esistono a oggi eventuali cure per sconfiggerlo
Per evitare di rimanere contagiati da questa malattia è consigliato lavare spesso le mani con acqua e sapone, in caso di raffreddore soffiare il naso, buttare il fazzoletto nell’apposito cestino ed infine evitare di bere dalla bottiglia di un’altra persona, ma la cosa più importante è quella di di stare lontano da persone che presentano i sintomi del virus
Al momento possiamo rilevare dei casi sospetti in Italia: ad oltre 1143 passeggeri è stato permesso di sbarcare a Civitavecchia e, tra questi, sono stati trovati due casi sospetti. Il 30 gennaio sono stati ricoverati 20 turisti cinesi nell’ospedale Spallanzani a Roma per la paura che avessero contratto la malattia. Il contagiato dovrà trascorrere un periodo di incubazione per evitare di diffondere il contagio e guarire definitivamente. Soltanto quando la persona infetta non mostrerà più alcun sintomo potrà finire il periodo di quarantena
La domanda che tutti si pongono, in definitiva, è questa: è giustificato il panico diffuso dai media e dalla rete? In realtà il livello di trasmissione e il tasso di mortalità – ci ricorda Harris Héritier, dottore in epidemiologia – è basso, visto che si stima attualmente intorno al 4%
Bisogna anche ricordare che in passato abbiamo avuto casi di virus molto più pericolosi e addirittura anche l’influenza comune risulta più letale. Sebbene molte persone l’abbiano avuta, rimanendo a casa, l’hanno superata e di conseguenza il numero effettivo di casi sopravvissuti è più alto di quanto immaginiamo, il che abbassa il tasso di letalità
Infine possiamo dire che non bisogna badare troppo alle notizie false che girano in rete, perché gli esperti sono dotati delle giuste competenze per dichiarare se questo nuovo virus debba realmente allarmarci oppure no