Non è solo uno slogan, ma una realtà: oggi come ieri si combatte, in maniera differente, ma sempre contro un terribile nemico. L’importante è saper resistere, per riuscire ad esistere in futuro
di Luis Eduardo Marini
Il 25 aprile è stato il ricordo del 75˚ anno della Liberazione, come ben sappiamo. Infatti in quel giorno del 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) proclamò l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia facenti parte del Corpo Volontari della Libertà di attaccare i presìdi fascisti e tedeschi
Il fascismo era nato nel 1919 a Milano, a Piazza San Sepolcro, con la formazione dei Fasci di Combattimento, ed ebbe due genitori senza i quali non sarebbe mai nato: il socialismo e la guerra. Nei suoi 20 anni di dominio Benito Mussolini instaurò delle leggi obbligatorie per tutti, tra cui la censura, la limitazione della libertà di stampa.
Essa iniziò con una lunga serie di sequestri e con la chiusura forzata dei giornali che non erano attinenti alla legge, secondo la quale potevano essere pubblicati solo quelli diretti, scritti e stampati da un responsabile fascista riconosciuto dal governo.
In quel periodo vennero sospese le pubblicazioni di “L’Unità” e “Avanti”, ritenuti illegali perché privi delle caratteristiche sopra citate. Tra le altre leggi ricordiamo l’impossibilità di creare altri partiti o la pena di morte per chi si dichiarava antifascista o rivelava i crimini commessi dai fascisti. Il regime si rafforzò anche grazie all’esercizio di intimidazioni e pressioni indirette, come avvenne nel 1925 con Luigi Albertini, costretto a dimettersi dalla direzione del Correre della Sera per aver scritto degli articoli riguardanti il delitto di Giacomo Matteotti.
In un’epoca così piena di tristezza e dolore, ci fu un piccolo barlume di speranza, la nascita dei movimenti partigiani: combattenti armati che non appartenevano ad un particolare esercito, bensì ad un movimento organizzato in bande o gruppi, e si opponevano a eserciti regolari, creando guerre asimmetriche. In Italia si formò la Resistenza, formata non solo da comunisti, ma anche da civili, politici e piccoli gruppi etnici.
Il loro atto più importante fu sicuramente quella delle Quattro giornate di Napoli, un episodio storico di insurrezione popolare durato dal 27 al 30 settembre del 1943. Durante l’insurrezione i civili, supportati dai militari fedeli al Regno del Sud, riuscirono a liberare la città di Napoli dalla Wehrmacht, le forze armate tedesche.
La Resistenza, in quel periodo così buio, diede al popolo una possibilità di vivere e non solo sopravvivere. Diede la libertà e la possibilità di essere sé stessi: niente censura, niente violenza per chi la pensava diversamente.
Più avanti, dopo la liberazione dal nazifascismo il 25 aprile 1945, la Repubblica Italiana riprese gli ideali partigiani e li applicò: la libertà d’espressione e l’uguaglianza dovevano essere un diritto e lo diventarono.
La lotta partigiana allora riuscì ad immettere forza nei cuori delle persone che avevano paura e che erano disperate per il loro stato: la stessa forza che nei nostri tempi i medici e le forze dell’ordine stanno cercando di infondere dentro a tutti noi.
La Resistenza di ieri era basata sul combattere il nemico interno, esterno e concreto. Invece la resistenza di oggi è basata sul combattere un nemico in continua evoluzione, in continua crescita e invisibile.
La Resistenza è sempre esistita: in passato, in presente e in futuro. Oggi come ieri si combatte, in maniera differente, ma sempre contro un terribile nemico. L’importante è saper “resistere” per riuscire ad “esistere” in futuro tutti quanti