La nostra scuola è l’unico istituto scolastico in Italia che ha dedicato il proprio giardino al ricordo dei Giusti tra le nazioni che si sono distinti per il bene fatto durante la Shoah
di Yuri Filippone
Percorrendo l’androne della nostra scuola verso il cortile, sulla destra, appeso alla parete, troviamo un memoriale, leggermente scalfito dal tempo, che riporta la seguente iscrizione:
“PARCO DELLA MEMORIA”
“Chiunque salva una vita… è come se salvasse il mondo intero”. “Per ricordare ed affidare alla memoria delle giovani generazioni, le donne e gli uomini che a rischio della propria vita si prodigarono per salvare donne, uomini e bambini ebrei dall’atrocità nazista e fascista”.
Non c’è sicuramente bisogno di un compendio su ciò che sono stati i regimi nazista e fascista e sulle atrocità da loro perpetrate nei confronti degli Ebrei, e non solo, durante uno dei periodi più mostruosi – per usare un eufemismo – della storia dell’ Umanità.
È però, un obbligo morale, ricordare coloro che si sono distinti, durante il periodo della Shoah, per aver rischiato la propria vita per salvare quella di donne, uomini e bambini ebrei dalle nefandezze dei Tedeschi.
È meraviglioso pensare che questa azione sia avvenuta in questo determinato periodo storico, come se servisse a ricordare alla razza umana, la quale – va sottolineato – non presenta scissioni né posizioni subalterne al suo interno, che la natura ha plasmato l’uomo a sua immagine e somiglianza; come se ad ogni azione terribile si verificasse un’azione positiva pronta a contrastare la prima, e a sconfiggerla. Per questo è necessario ricordare, elogiare, coloro che hanno rifiutato di essere indifferenti, coloro che hanno partecipato attivamente alla lotta anti-nazista, coloro che hanno compiuto il gesto più bello che si possa compiere: salvare una vita umana.
Noi studenti, dovremmo essere orgogliosi che la nostra scuola abbia deciso di dedicare a questi eroi, se il termine è all’altezza, un giardino dei “Giusti”, che commemora i Giusti non ebrei che hanno salvato la vita a ebrei durante la Shoah.
Sesto in Italia per ordine di data di apertura, inaugurato nel 2007, e l’unico presente in un istituto scolastico, il nostro giardino dei Giusti presenta oltre 30 alberi di olivo e una mostra permanente dedicata ai Giusti tra le nazioni ricordati nel giardino. Il conferimento del titolo di Giusto fra le nazioni avviene mediante severi accertamenti basati su testimonianze autentiche e dirette dei salvatori o dei loro familiari e dei salvati o dei loro familiari.
I Giusti riconosciuti fino ad oggi superano i 23.000. Un Giusto è un esempio da indicare alle nuove generazioni affinché esse evitino comportamenti che implichino l’indifferenza e il silenzio. Perché “Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti,(…) non è tanto dovuto all’iniziativa dei pochi che operano, quanto all’indifferenza, all’assenteismo dei molti.” (Antonio Gramsci, odio gli indifferenti). Salvando una vita umana, i Giusti hanno salvato la dignità dell’intera umanità, che all’epoca sembrava stesse scivolando in un abisso.
È un dovere per le nuove generazioni conoscere la storia di Giovanni Palatucci, il quale comprese presto la difficile situazione degli Ebrei e organizzò una rete di collaboratori mirata a soccorrere gli ebrei, aiutandoli a procurarsi documenti falsi e permettendone la fuga. Nel settembre del 1944 venne accusato di tradimento e fu deportato a Dachau, dove morì il 10 febbraio 1945.
O anche quella di Giorgio Perlasca, che aderì inizialmente al fascismo ma la sua adesione venne interrotta dall’alleanza con la Germania. Trasferito nell’ Est Europa a causa dello scoppio della guerra, lì divenne consapevole delle barbarie subite dagli ebrei. Iniziò così a collaborare con l’ambasciatore spagnolo Sanz Briz, che cooperando con Paesi neutrali quali Svezia, Portogallo, Svizzera, Città del Vaticano, assicurava protezione ai cittadini ebrei ungheresi.
Un altro esempio da cui imparare è la famiglia De Marco che diede protezione a un’intera famiglia e che oltre alle difficoltà alimentari, correva il rischio di essere scoperta dalle SS tedesche che ispezionavano giornalmente il paese.
Un comportamento che dovrebbe rendere tutti noi orgogliosi, perché successo a pochi passi dal nostro istituto è sicuramente quello di Salvo D’acquisto. Arruolatosi nell’Arma dei Carabinieri nel 1939, promosso Vicebrigadiere nel ’42, venne assegnato alla Stazione di Torrimpietra. Lì, la sera dell 22 settembre 1943 rimase ucciso un soldato tedesco a causa dello scoppio accidentale di una bomba. I nazisti giudicarono però l’incidente come un attentato e la mattina seguente presero 22 civili e li trasportarono presso la Torre di Palidoro, per fucilarli. Salvo D’acquisto tentò di convincere l’ufficiale tedesco della casualità dell’accaduto, ma inutilmente. Allora egli, per salvare la vita a 22 civili, decise di proclamarsi colpevole, chiedendo ed ottenendo la liberazione degli ostaggi. Mentre veniva fucilato il giovane carabiniere gridò: “Viva l’Italia”.
Oltre questi personaggi vanno ricordanti anche Giovanni Serini, Marco Moscati, Giorgio ed Emilia Cabrusà, Suor Ferdinanda, Alberto e Clelia Ragionieri, Maggiore Raffaello Tani e sua moglie Jolanda Salvi, Gino ed Esterina Scarlatti, Giovanni Borromeo, Mario Milesi, Capitano Emanuele Stagnaro, il Convento delle Suore di S.Giuseppe al Casaletto a Roma, Pino Levi Cavaglione, Silvia ed Eugenio Elmer. Che il ricordo delle loro azioni ci possa portare a lottare per un mondo migliore, privo di atrocità, scelleratezze e privo di odio. E che siano una prova materiale per coloro che rinnegano l’olocausto.