Pubblicità, tecniche di marketing e consumismo. Opinioni a confronto di un anziano e un giovane, riguardo la società odierna
di Arianna Remoli
La società odierna è definita la società dei consumi. Ogni categoria che riguarda, seppure in minima parte, l’uomo dall’alimentazione al divertimento, è diventata una fonte di business. Ciò che ha aiutato a diffondere questo consumismo è la pubblicità, che ormai ci sommerge e perseguita ovunque, in televisione, in radio e persino nelle fermate della metro. In questa intervista metteremo a confronto il pensiero che hanno un anziano e un giovane su tale fenomeno.
Iniziamo ascoltando le opinioni di Marisa, 80 anni, pensionata con una lunga esperienza in campo aziendale.
Possiamo affermare senza dubbi che il consumismo fa parte della nostra vita. Secondo il suo pensiero, quando e come si è inserito nella nostra società?
Durante la guerra, ovviamente, era un concetto inesistente. Ha cominciato a prendere piede subito dopo il secondo grande conflitto della Storia, con lo sviluppo e il benessere che man mano iniziarono a diffondersi. Il primo vero “boom” del consumismo, in Italia, avvenne con la FIAT, quando questa iniziò a produrre le prime automobili 500. Dopodiché seguirono alcuni elettrodomestici, come il frigorifero e la lavatrice, fino ad arrivare alle prime televisioni.
Quale ruolo svolgono le pubblicità, a suo avviso?
Le pubblicità incrementano i consumi. Reclamizzano un prodotto per indirizzare il pubblico ad acquistarlo. A monte di tutto vi sono importanti multinazionali, che investono grosse somme di denaro per far conoscere il proprio prodotto; al di sotto di questo sistema ci siamo noi consumatori che, attraverso i nostri acquisti, rimborsiamo queste case produttrici e allo stesso tempo alimentiamo il consumismo.
Quali differenze nota tra le reclame dei suoi tempi e quelle odierne?
Prima di tutto bisogna tener conto che la televisione, che arrivò in Italia intorno al 1954 , era molto diversa da quella di oggi. Era in bianco e nero, inizialmente vi era un solo canale televisivo, i programmi erano trasmessi solo in certe fasce orarie e le reclami erano molto ridotte. Quest’ultime oggi sono raddoppiate e ve ne sono delle più svariate. Uno stesso prodotto può essere promosso da più inserzioni. Inoltre, non vi è spettacolo che non sia interrotto frequentemente da un susseguirsi di spot, cosicché lo spettatore è costretto a guardarle per poter continuare la visione del programma. Ovviamente tutte queste sono tecniche di marketing, il cui unico intento è far acquistare un determinato prodotto.
Quali conseguenze ha il consumismo nella società di oggi?
La mia idea è che il consumismo non ci permette di apprezzare quello che già abbiamo. Uno stesso prodotto può essere venduto da più case, in continua rivalità tra loro per mettere in commercio quello più innovativo. Il più delle volte, questi si limitano a riproporre lo stesso articolo apportando semplicemente delle piccole modifiche. Il consumatore, preso dalla novità, è spinto ad acquistarlo senza rendersi conto della somiglianza che vi è con il proprio. Inoltre, la grande varietà di merci ti porta a fare delle scelte in base alla casa produttrice. Se in quel momento è di moda il prodotto A e un consumatore decide di acquistare il prodotto B , viene ritenuto non conforme alla massa. Dunque, a mio parere, questo comporta anche un’omologazione della società.
Ora passiamo la parola alla seconda fonte, Leonardo, 18 anni e studente liceale.
A tuo parere, quanto i giovani d’oggi sono influenzati dal consumismo?
Credo che l’influenza sia notevole, io per primo mi ritengo un consumatore assiduo. Ciò è favorito anche dal fatto che i giovani d’oggi dispongono di una maggiore disponibilità economica, grazie alla possibilità di possedere una paghetta settimanale o mensile fornita dal genitore.
Qual è la tua opinione riguardo le pubblicità?
Il loro intento, ovviamente, è quello di spingerti a comprare un determinato prodotto. Ad essere sincero, spesso mi è capitato di acquistare una merce per il semplice motivo di averla vista più volte reclamizzata.
Credi che questo ci abbia portato a perdere il valore delle cose?
Sì, ne sono più che convinto. Oramai viviamo in una società nella quale si da troppa importanza ai valori materiali, perdendo così i valori morali. La cosa peggiore è che molti non se ne rendono neanche conto, perché sono nati e cresciuti in un ambiente notevolmente influenzato dal consumismo.